Biohacking: biologia fai da te

Biohacking: biologia fai da te

Biohacking: biologia fai da te

Al giorno d’oggi, tutti abbiamo sentito parlare di stampanti 3D e di schede elettroniche (tipo Arduino) che permettono anche all’uomo comune di fare ciò che fino a poco tempo fa era esclusivo appannaggio di scienziati, ingegneri ed altri addetti ai lavori. Ben pochi, scommetto, hanno sentito parlare di strumenti, guide e strutture atte a facilitare ed a promuovere l’esercizio della biologia comodamente in casa vostra (o quasi).

OGM, cyborg e opensource…

Il movimento Biohacking ha come obiettivo quello di portare l’etica hacker nella biologia e lo fa con un vasto campo di azione, che va dalla sperimentazione OGM, fino alla modifica del corpo umano al fine di apportare ottimizzazione e miglioramento, il tutto in un’ottica obbligatoriamente open source. Il pensiero biohacker, infatti, affonda le radici nelle correnti Biopunk e Transhumanism le quali promuovono la necessità, da parte di tutti, di poter accedere alle informazioni sul DNA e la possibilità di ibridare il corpo umano tramite varie device di natura biologica e cibernetica.

Magneti sottopelle e piantine che brillano nel buio

Un esempio del biohacking in azione è l’impianto sottocutaneo di magneti, al fine di acquisire una sorta di sesto senso magnetico. Le persone che si sono sottoposte a questo tipo di intervento, infatti, affermano di poter percepire i campi magnetici emessi dalle varie apparecchiature ed elettrodomestici. L’operazione viene di solito eseguita in studi medici non convenzionali come negozi di piercing e body modification, poiché difficilmente un medico accetterebbe di eseguire un intervento simile.

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In ambito vegetale, invece, esiste un progetto che consiste nel rendere fosforescenti le piante di Arabidopsis thaliana modificandone il DNA. Lo scopo è utilizzare la pianta come fonte di illuminazione naturale ed alternativa. Sul sito del progetto è possibile acquistare sia le piante già trattate sia tutto il necessario per crearne di nuove.

Altri progetti di interesse sono:

  •  La sintetizzazione di un inchiostro economico e biologico tramite l’utilizzo di una tipologia di batteri sudamericana in grado di produrre un particolare pigmento blu. GlowYourInk
  • La creazione di una versione low cost del macchinario per la replicazione del DNA. OpenPCR
  • La progettazione e la realizzazione di una stampante di materiale biologico, basata sullo stesso concetto della stampa 3D ma in grado di stampare, ad esempio, organi da trapiantare. Bioprinting

Progettare proteine è un (video)gioco

Il biohacking può essere anche virtuale, infatti, nel 2008 l’università di Washington ha creato Foldit, un videogioco in cui l’utente deve risolvere dei puzzle al fine di creare delle strutture stabili manipolando delle proteine di base che vengono poi utilizzate dai biologi nella ricerca contro le più disparate malattie.

Fai da te… ma anche no

Il motto del Biohacking è DIY (do it yourself) ma, col passare del tempo, sono nati parecchi biohackerspace che fungono da punto di incontro, discussione e sperimentazione per scienziati, informatici, filosofi, artisti e chiunque abbia volontà di partecipare e contribuire. In questi luoghi, la fanno da padrone i capisaldi della filosofia biohacker, incoraggiando le persone a “sporcarsi le mani” con esperimenti diretti e, soprattutto, condividere i risultati ottenuti con il mondo e gli altri membri della comunità.

Etica e polemiche

Trattandosi di una pratica che diverge dalla ricerca ufficiale ed accademica, il biohacking è sempre causa di polemiche. Il movimento, inoltre, non ha ancora sviluppato un codice etico comune a tutti i gruppi ed è pensiero diffuso che esercitare il biohacking metta in pericolo la vita e la salute di chi lo pratica. D’altronde, quanti vivrebbero tranquilli sapendo che vicino casa c’è qualcuno che si diletta giocando con batteri ed altro materiale biologico potenzialmente pericoloso?

Stile di vita

Il biohacking è anche uno stile di vita, che si prefige di migliorare la salute e l’umore delle persone anche con metodi convenzionali, come diete, yoga e meditazione, avendo cura di utilizzare un approccio “scientifico” prendendo nota di quale metodo si è sperimentato e quali risultati si sono ottenuti.

Biohacking in Italia

Nel nostro territorio, il pensiero biohacker viene diffuso e supportato dall’Open Wet Lab che,  in collaborazione col MuSe (Museo delle Scienze), mette a disposizione di visitatori ed interessati il proprio laboratorio, dove è possibile osservare e condurre esperimenti in prima persona.

Concludendo

Quest’articolo rappresenta solo una piccolissima panoramica su una materia vasta e complessa, che va a toccare sia aspetti prettamente scientifici, sia temi delicati come l’etica e la morale. Il consiglio, per avere una visione più ampia e lucida possibile, è integrare quanto letto con altro materiale facilmente reperibile in rete, ovviamente solo se siamo riusciti a stuzzicare la vostra curiosità.

Riferimenti: