Olio di colza: tutto quello che c’è da sapere

Facendo la spesa al supermercato e prestando attenzione a ciò che acquistiamo, sulle etichette dei prodotti alimentari che riponiamo nel carrello spesso è possibile leggere nella lista degli ingredienti sulla confezione “olio di colza”. In seguito allo scalpore dovuto alla presenza dell’olio di palma nei prodotti dolciari e non, i consumatori hanno iniziato a porsi diverse domande circa la salubrità o meno di questo olio: di cosa si tratta? Fa bene? Perché si trova nelle merendine? Vediamolo in questo articolo.

Olio di colza: che cos’è?

Dunque, che cos’è l’olio di colza? Rappresenta uno dei tanti olii vegetali in commercio: questo nello specifico viene ottenuto dalla spremitura di una pianta dai fiori gialli, ossia la Brassica Napus. Questa pianta cresce e viene coltivata in Pakistan, nell’India del Nord, negli USA e infine in Canada. Fino all’anno 1200 l’olio di colza era adoperato per illuminare le strade o per le lampade ad olio. Inoltre per un periodo di parecchi anni si è tentato di adoperarlo come carburante ecologico, senza grandi successi. Tutti questi impieghi “meccanici” potrebbero far pensare che si tratti di un prodotto non molto adatto all’alimentazione. Nonostante ciò a partire dagli anni Settanta questo prodotto iniziò ad essere adoperato per scopi alimentari, malgrado i dubbi al riguardo fossero comunque sempre presenti in molti dei consumatori…

Olio di colza e salute

Ben presto infatti si scoprì che l’olio di colza era molto dannoso per la salute. Quali sono gli effetti negativi? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Maria Carrano, blogger esperta di nutrizione e cure naturali e farmacologici, attiva sul web tramite il suo www.salutarmente.it. “Il suo uso – ci spiega – comporta effetti cardiotossici e epatotossici, a causa di un grasso monoinsaturo contenuto nell’olio, ossia l’acido erucico. Per questo motivo è stato varato un regolamento europeo che ha stabilito un limite massimo di acido erucico, pari a 50 g/Kg negli alimenti e nelle miscele di olii usati nell’industria alimentare e a 10 g/kg per i prodotti alimentari destinati all’infanzia. Nel suo complesso comunque – aggiunge la dottoressa Carrano – l’olio di colza presenta una quantità di grassi monoinsaturi che varia tipicamente tra il 55-65%, mentre i grassi polinsaturi variano tra il 28-35% e vi è solo una piccola quantità di grassi saturi: quindi non è soltanto la presenza dell’acido erucico a renderlo dannoso”.

Per far sì che questo olio sia commestibile alcuni ricercatori hanno modificato il genoma della pianta così da ottenere un olio ricco dello stesso acido presente nell’olio di oliva, ossia l’acido oleico, limitando la presenza dell’acido tossico. Questa modifica ha portato alla creazione dell’olio di canola, ossia olio di colza ottenuto da un Ogm. Proprio per questo le piante da cui si estrae l’olio di canola sono coltivate nei Paesi citati nel paragrafo precedente, in cui è permessa la coltivazione di Ogm. L’olio di canola è quello che viene adoperato negli alimenti che acquistiamo.

Dove si trova l’olio di canola

Nonostante le restrizioni imposte dall’ordinamento, l’olio di colzacanola si trova in molti prodotti: in particolare compone le margarine, le creme e le torte (o vari prodotti dolciari), grissini, ma si trova anche nei prodotti surgelati, conserve di pesce e verdure e in moltissimi prodotti da forno di scarsa qualità. Ovviamente anche i ristoranti e i locali in genere potrebbero involontariamente adoperarlo servendo ai clienti cibi pronti e surgelati.

olio di colza

Olio di colza: tutto quello che c’è da sapere

Olio di colza Ogm: perché viene adoperato e conseguenze sull’ambiente

Questo olio di colza OGM è molto simile all’olio di oliva, tuttavia le industrie preferiscono usare olii vegetali modificati poiché più convenienti, senza considerare l’impatto sull’ambiente: ad esempio la pianta OGM è responsabile della morte delle api, che sono molto importanti nel processo di impollinazione. Inoltre gli effetti dell’olio di canola sulla salute non sono ancora stati accertati. Tuttavia l’economicità e l’abbattimento dei costi di questo olio comporta una produzione seconda solo all’olio di palma e di soia.