Parkinson: sostanza chimica molto comune potrebbe esserne la causa principale

Il tricloroetilene chimico (TCE), in passato ampiamente utilizzato in molti ambiti, dalla produzione di caffè decaffeinato alla pulizia a secco degli abiti passando per la creazione di fluidi correttivi per macchine da scrivere, è stato indicato in un nuovo studio come ”potenzialmente causa di molti casi di morbo di Parkinson”. Essendo già stato associato ad un aumento dei rischi di cancro e aborti spontanei, il TCE viene impiegato in molti meni ambiti rispetto al passato, ma i ricercatori che hanno realizzato il nuovo rapporto suggeriscono che il suo ruolo nella malattia di Parkinson è stato ampiamente trascurato. Il team di esperti che ha realizzato la nuova ricerca ha indagato su come il TCE è stato utilizzato nei processi industriali, analizzando gli studi precedenti che collegano la sostanza chimica al Parkinson. “Il TCE è una semplice molecola a sei atomi che può decaffeinare il caffè, sgrassare le parti metalliche e lavare a secco i vestiti“, scrivono i ricercatori nel loro articolo. “La sostanza chimica incolore è stata collegata per la prima volta al parkinsonismo nel 1969.” L’uso del TCE ha raggiunto il picco negli anni ’70, quando circa 10 milioni di persone negli Stati Uniti avrebbero avuto contatti con la sostanza chimica ogni giorno. Allora veniva usato per fare qualsiasi cosa.

Mentre l’uso di TCE è ora molto limitato nell’UE e in alcuni stati degli Stati Uniti, ma a livello globale continua ad essere richiesto, in particolare dalla Cina. Anche nelle aree in cui la sostanza chimica è vietata, sostengono i ricercatori, ne siamo ancora esposti a causa della continua contaminazione dell’acqua e del suolo. E poi, come detto, c’è il legame con il Parkinson: i ricercatori indicano diversi studi precedenti, tra cui uno che coinvolge tre lavoratori di impianti industriali e uno che coinvolge un meccanico di automobili. In uno studio su 198 gemelli condotto nel 2011, quelli esposti al TCE avevano una probabilità cinque volte maggiore di sviluppare il morbo di Parkinson. Nonostante questi studi e altre ricerche che mostrano gli effetti dannosi del TCE sugli animali, l’esatta natura della relazione deve ancora essere confermata. Ciò è dovuto a numerose ragioni, tra cui le persone che non sono consapevoli di ciò con cui sono venute in contatto o che sono esposte contemporaneamente a diverse sostanze chimiche potenzialmente tossiche. “Il tempo che intercorre tra l’esposizione e l’insorgenza della malattia può durare anche decenni“, scrivono i ricercatori. “Coloro che hanno lavorato con il solvente o che vivevano vicino a un sito contaminato potrebbero aver cambiato lavoro o essersi trasferiti, rendendo difficile la valutazione retrospettiva dei potenziali cluster“. Il team dietro il nuovo studio ora vuole incoraggiare le autorità ad un divieto totale del TCE e del percloroetilene (PCE) strettamente correlato, nonché la decontaminazione dei siti in cui si sa che l’esposizione al TCE è avvenuta in passato. I ricercatori, inoltre, intendono realizzare un’indagine più dettagliata e approfondita su come il TCE e il morbo di Parkinson potrebbero essere collegati. L’aumento dell’incidenza della malattia indica che qualcosa nella vita moderna ci rende più suscettibili e questa sostanza chimica potrebbe essere una parte della risposta. “Il numero di persone con malattia di Parkinson è più che raddoppiato negli ultimi 30 anni e, in assenza di cambiamenti, raddoppierà nuovamente entro il 2040“, scrivono i ricercatori. “Dati i tassi di crescita della malattia – più di quanto si possa spiegare con il solo invecchiamento – altre cause meno visibili stanno contribuendo al suo aumento”.

Fonte: https://content.iospress.com/articles/journal-of-parkinsons-disease/jpd225047