Come fanno le api a fare il miele?

La perdita di umidità è fondamentale affinché il nettare dei fiori diventi miele all’interno degli alveari.

La nostra dieta diventerebbe monotona, l’economia precipiterebbe e numerosi animali scomparirebbero dalla faccia della Terra. Tutto ciò accadrebbe se le api smettessero di esistere per sempre. Le api che producono il miele sono Apis mellifera, da apis, ape, e mellifera. Queste api vivono in colonie e gli Egizi furono i primi a riuscire ad “addomesticarle” più di 4000 anni fa. Ad oggi il miele è l’unico alimento commestibile per l’uomo che viene prodotto da un insetto, delle 950.000 specie che esistono sul nostro pianeta. Nelle colonie di api possiamo trovare diverse tipologie di operaie, dalle nutrici, che accudiscono e nutrono le uova, alle muratrici, che formano le strutture in cui viene conservato il miele, alle raccoglitrici, che sono quelle che cercano e raccogliere il nettare dai fiori. Il nettare è il riconoscimento con cui le piante premiano le api per i servizi di impollinazione. Si tratta di una sostanza aromatica molto dolce formata, fondamentalmente, da zuccheri naturali, che l’ape introduce nel suo addome e che trasporta negli alveari. Questo processo viene svolto da operaie adulte, che hanno almeno ventuno giorni, che sorvolano e succhiano i fiori con la loro lunga prosbocide. Quando l’ape è a riposo, l’enorme complesso boccale è retratto sotto la testa e il torace.

Non tutti i fiori sono adatti a fare il miele e lo sanno gli apicoltori, che quando vogliono ricavare la sostanza da certi tipi di fiori, mettono le arnie accanto a fiori di acacia, di zagara, di rosmarino. D’altra parte, si è visto che il nettare più dolce è anche il più denso e, allo stesso tempo, richiede una lingua più potente per essere succhiato. Ciò significa che il nettare dei fiori visitati dalle farfalle è meno dolce di quello di quelli impollinati. Per comprendere l’importanza di questa affermazione occorre fare un’informazione: modelli matematici, uniti ad osservazioni di laboratorio, hanno stabilito che la concentrazione di carboidrati per il nettare che le api scelgono è del 50-60%, un un dato che scende al 30-40% nel caso delle farfalle. Una volta che l’ape bottinatrice, detta anche bottinatrice, ha raggiunto l’alveare, preleva il miele dal raccolto di miele e lo passa alle sue compagne che attendono all‘ingresso dell’alveare. Saranno loro a rigurgitare ripetutamente il nettare e a mescolarlo con enzimi che agiscono sugli zuccheri formando fruttosio e glucosio. Inoltre, le api fanno passare l’umidità del nettare dal 70% al 20% e il pH intorno al 3,9%. È il primo passo nella trasformazione del nettare in miele. Successivamente depositano il composto in una cella del favo e procedono all’inizio dell’essiccazione del miele. Questo processo è fondamentale nel processo produttivo, in quanto il liquido introdotto nelle celle contiene un elevato contenuto di acqua che si asciuga per azione del calore all’interno delle arnie e della ventilazione generata dalle stesse api con le loro ali. In questo modo riescono ad estrarre fino all’80% di acqua. Quando il miele è asciutto, la cella viene sigillata con cera naturale, che impedisce l’ingresso di umidità e permette di conservarlo in perfette condizioni. Si stima che siano necessarie circa otto api per ottenere un cucchiaino di miele. Lo scopo di fare il miele non è altro che poter nutrire le larve in modo che diventino api, poiché il miele è un prodotto molto nutriente ed energetico