Il prezzo dell’uranio tocca il record dagli ultimi 12 anni

La domanda del minerale è stata trainata da Stati Uniti, Corea del Sud e Francia, che stanno valutando la possibilità di costruire nuove centrali nucleari.

Il prezzo dell’uranio ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 12 anni, a causa del ricorso sempre maggiore all’energia nucleare a livello globale. Secondo i dati citati venerdì dal Financial Times, i prezzi della materia prima sono aumentati di circa il 12%, raggiungendo i 65,50 dollari la libbra nell’ultimo mese, toccando picchi mai visti dal 2011. La domanda di uranio è trainata da paesi come gli Stati Uniti, la Corea del Sud e la Francia, che stanno cercando l’indipendenza energetica estendendo la vita utile dei loro reattori nucleari, contemplando al tempo stesso la possibilità di costruire nuovi impianti a causa dell’aumento dei prezzi dell’uranio per il conflitto in Ucraina. L’aumento dei prezzi dell’uranio e della sua domanda rappresentano anche una conseguenza del ricorso sempre maggiore al nucleare come fonte energetica priva di carbonio, nel quadro degli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico.

Un fattore che ha contribuito all’aumento dei prezzi dei minerali è stato il colpo di stato in Niger, paese che produce il 4% dell’uranio mondiale, che ha portato gli investitori al dettaglio ad acquistare in maniera massiccia i fondi legati al componente per la produzione di combustibile nucleare. Un altro fattore è legato all’annuncio da parte della società canadese Cameco, il più grande estrattore pubblico di uranio del mondo, di abbassare le previsioni di produzione per quest’anno a causa di problemi nelle miniere di Cigar Lake e nello stabilimento di Key Lake in Canada. Sebbene i prezzi siano ancora lontani dai 73 dollari per libbra raggiunti prima della catastrofe di Fukushima, che lasciò il mercato dell’uranio in eccesso di offerta per più di un decennio dopo che Giappone e Germania iniziarono a smantellare i loro parchi nucleari, è probabile che l’aumento sia costante. “I prossimi due anni saranno difficili“, ha affermato Per Jander, direttore della società di commercio di materie prime WMC Energy. “Non solo stiamo tornando ai livelli pre-Fukushima, ma li stiamo superando“, ha aggiunto, riferendosi al ritmo dello sviluppo nucleare globale guidato dai paesi come la Cina.