Le cozze blu, conosciute anche come cozze comuni, sono una delle specie marine più uniche che popolano gli oceani del mondo. Questi organismi presentano due gusci esterni duri che proteggono il loro interno morbido e un unico piede che limita la loro mobilità a non più di 12 millimetri al minuto. Nonostante le loro dimensioni ridotte, comprese tra 2 e 4 pollici, le cozze blu svolgono un ruolo cruciale nell’ambiente marino, contribuendo in modo significativo più di molti altri organismi marini più grandi e mobili.
Una delle caratteristiche straordinarie di queste cozze è la loro capacità di agire come purificatori naturali dell’acqua, filtrando oltre 25 litri di acqua al giorno. Inoltre, creando barriere dense attaccandosi alle rocce, forniscono habitat vitale per numerosi altri organismi marini. Ma la vera sorpresa risiede nel fatto che le cozze blu possono rimuovere inquinanti dagli oceani in modo insolito, intrappolandoli nelle loro feci e espellendoli dal loro sistema, offrendo così un metodo efficace per la rimozione dei microplastici dall’ambiente marino.
Tuttavia, uno studio recente pubblicato sulla rivista scientifica Science of the Total Environment mette in luce una minaccia per le cozze blu: i parchi eolici offshore (OWFs). Queste strutture, essendo soggette a degrado ed erosione superficiale, rilasciano nell’ambiente quantità significative di particelle, tra cui metalli provenienti dai rivestimenti delle pale del rotore, che vengono assorbiti dalle cozze.
In un’intervista esclusiva con Interesting Engineering (IE), la dott.ssa Gisela Lannig, eco-fisiologa presso l’Istituto Alfred Wegener, Centro Helmholtz per la ricerca polare e marina, e responsabile del progetto di studio, ha spiegato che l’idea della ricerca è nata da una discussione sulle sfide del cambiamento climatico e sull’importanza dell’energia rinnovabile come i parchi eolici offshore per una transizione energetica sostenibile.
Il team di ricerca ha scelto di concentrarsi sugli effetti delle particelle delle pale del rotore e degli additivi sulle cozze blu, data la loro importanza negli ecosistemi costieri. Questi bivalvi, grazie al loro ruolo di filtratori attivi e sedentari, migliorano la qualità dell’acqua rimuovendo inquinanti e microplastici. Tuttavia, il recente studio ha rivelato che le cozze blu esposte alle particelle delle pale del rotore hanno assorbito metalli come bario, rame, cadmio, cromo e nichel a livelli elevati, con possibili effetti negativi sulla loro salute e sul metabolismo.
L’eco-fisiologa Daria Bedulina, autrice principale dello studio, ha evidenziato la necessità di ulteriori ricerche per valutare gli effetti a lungo termine sulle cozze, in particolare riguardo al loro sistema neuroendocrino e al metabolismo degli aminoacidi. L’assunzione di metalli da parte delle cozze potrebbe influenzare la loro crescita e riproduzione, con possibili conseguenze sulla popolazione.
L’erosione delle pale del rotore nei parchi eolici offshore rappresenta una nuova sfida per l’ambiente marino, con possibili ripercussioni sull’ecosistema marino nel suo complesso. È quindi fondamentale condurre ulteriori studi per comprendere appieno i potenziali rischi di inquinamento derivanti da queste strutture e ottimizzare le pratiche per ridurre l’impatto negativo sulle cozze e sull’ambiente marino.
In conclusione, i parchi eolici offshore svolgono un ruolo cruciale nella transizione verso un’energia sostenibile, ma è essenziale affrontare e mitigare i potenziali effetti collaterali negativi, come l’inquinamento da plastica dovuto all’erosione delle pale del rotore, per garantire la protezione dell’ambiente marino e la sicurezza alimentare umana.
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