Scoperti i resti di una donna sopravvissuta a due interventi chirurgici al cervello nell’età del bronzo

Gli archeologi hanno trovato i resti di una donna che ha subito due interventi chirurgici al cranio nell‘età del bronzo. Il ritrovamento è avvenuto in Spagna, in un grande cimitero antico chiamato Camino del Molino, nel sud del paese, nella città di Caravaca de la Cruz. La paziente aveva tra i 35 e i 45 anni quando morì, ed è una delle 1.348 persone sepolte in un sito funerario, utilizzato tra il 2566 e il 2239 a.C.. A differenza degli altri morti, il suo cranio mostra segni di trapanazione, un metodo che prevede la raschiatura o la perforazione dell cranio per esporre le meningi più esterne del tessuto che circonda il cervello e il midollo spinale, un’antica forma di trattamento medicinale. I fori nella testa si sovrapponevano, misurando rispettivamente 53 x 31 mm e 32 x 12 mm. Ci sono diverse ragioni per cui gli scienziati hanno stabilito che non sono il risultato di lesioni, ma piuttosto sono state fatte apposta: in primo luogo, non ci sono fratture che si irradiano dai fori e ciascuno ha bordi ben definiti. Sono anche “obliqui”, secondo l’autrice principale dello studio, Sonia Díaz-Navarro, al sito WordsSideKick.com, e molto distinti, realizzati con una tecnica di raschiatura, non di perforazione.

L’oggetto utilizzato nell’intervento era probabilmente ruvido e litico (cioè una pietra), che veniva premuto contro la scatola cranica, con lo scopo di provocare l’erosione dei bordi per creare il foro, secondo Díaz-Navarro. Per fare ciò, la donna è stata probabilmente pesantemente immobilizzata o trattata con una sostanza psicoattiva che avrebbe alleviato il dolore o fatta perdere i sensi. Le ossa con segni di guarigione nel cranio della donna mostrano che è sopravvissuta a entrambi gli interventi chirurgici, vivendo per diversi mesi dopo la seconda procedura. Documentare interventi chirurgici come questi è piuttosto raro, soprattutto in questa parte del cervello, la regione temporale. Poiché l’area in cui è avvenuta l’operazione è ricca di muscoli e vasi sanguigni, risulta molto vulnerabile e può sanguinare molto durante la procedura, rendendo difficile l’intervento. Le trapanazioni raschianti preistoriche erano molto più efficaci e più sicure delle trapanazioni perforanti, poiché i chirurghi antichi generalmente non danneggiavano le meningi o il cervello, diminuendo il rischio di infezioni post-chirurgiche. Anche strumenti sterili e piante con antibiotici naturali potrebbero aiutato a prevenire possibili infezioni. Non si conosce il motivo dell’intervento chirurgico effettuato sulla donna nel sito archeologico spagnolo, ma è possibile che si sia trattato di un trauma al cranio, i cui segni sono scomparsi dopo l’intervento, poiché è stato rimosso lo strato osseo superiore. I frammenti ossei rotti potrebbero anche essere stati rimossi durante l’intervento chirurgico. La paziente presentava ancora fratture costali guarite e cavità nei denti, ma ciò non sembrava essere correlato alla trapanazione.

Fonte:

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1879981723000517