COVID: la variante sudafricana renderebbe i vaccini meno efficaci

Le ricerca, ancora in corso, hanno consentito di individuare un numero maggiore di mutazioni della proteina Spike nella variante ”501.V2”.

La nuova variante sudafricana del COVID-19 continua a preoccupare gli esperti. In un articolo pubblicato da Live Science che riprende alcune dichiarazioni pubblicate da Reuters, un team di esperti tra cui Uğur Şahin, manager di BioNTech e John Bell, docente di medicina dell’Università di Oxford, ha indicato la cosiddetta 501.V2 maggiormente rischiosa per l’efficacia del vaccino. Allo scopo di comprendere l’efficacia dei vari sieri contro queste nuove varianti, gli studiosi stanno effettuando una serie di test incubando i virus delle varianti con anticorpi e cellule umane per comprendere se gli anticorpi sviluppati grazie al vaccino siano in grado di agire efficacemente. Gli anticorpi e le cellule sono state prelevate sia da soggetti vaccinati che da persone che hanno contratto il virus senza aver ricevuto il vaccino.

COVID: la variante sudafricana renderebbe i vaccini meno efficaci


Secondo gli studiosi, la variante 501.V2, desterebbe più preoccupazione rispetto a quella inglese perché caratterizzata da un numero maggiore di mutazioni aggiuntive, come spiegato da Simon Clarke, docente di microbiologia dell’Università di Reading. Il numero elevato di mutazioni che riguardano la proteina spike sarebbero in grado di renderla poco riconoscibile al sistema immunitario “addestrato” dal vaccino. In ogni caso le sperimentazioni sono ancora in corso e solo nei prossimi giorni saranno resi noti i risultati dei test.