Il fenomeno della psicosi di Wendigo e il desiderio di carne umana

Uno studio rivela che il desiderio di consumare carne umana potrebbe essere innescato da fattori culturali complessi, come la psicosi di Wendigo nelle tribù native americane.

creatura ombrosa con corna in una foresta oscura

Il mito del Wendigo serviva come avvertimento sulla perdita della propria umanità in tempi di carestia. (Raggedstone/Shutterstock.com; Mega Pixel/Shutterstock.com; IFLScience)

Secondo uno studio recente, il desiderio di consumare carne umana potrebbe essere innescato da una serie di fattori più complessi rispetto alla semplice follia. Gli autori dello studio citano l’esempio della psicosi di Wendigo nelle comunità native americane per evidenziare come l’educazione culturale, l’ambiente familiare e altre influenze possano talvolta manifestarsi come una fame di esseri umani.

La psicosi di Wendigo è una sindrome legata alla cultura, presente nelle mitologie delle tribù di lingua algonchina, in particolare nelle regioni settentrionali del Nord America. Questo fenomeno è caratterizzato da una convinzione schiacciante che gli individui si stiano trasformando in Wendigo, spiriti malevoli spinti da un desiderio insaziabile di carne umana. Gli individui che vivono questa psicosi iniziano a credere di essere posseduti dal Wendigo, portando a livelli elevati di paranoia e allucinazioni violente su potenziali vittime. Inoltre, possono sviluppare un cambiamento di percezione, vedendo gli altri, persino i familiari stretti, come potenziali prede.

Sebbene i casi di questa psicosi siano rari, documenti storici risalenti a 300 anni attestano l’esistenza della condizione cannibalistica. Tuttavia, i ricercatori sostengono che la psicosi di Wendigo potrebbe rappresentare un meccanismo di difesa psicologica culturalmente rilevante derivante dalla mitologia algonchina. In scenari estremi, ricorrere al cannibalismo potrebbe essere diventato necessario e l’esistenza del mito di Wendigo potrebbe quindi aver fornito uno strumento narrativo per distanziarsi dalle proprie azioni indicibili.

Analizzando la funzione psicologica del mito, gli autori spiegano che l’appetito insaziabile del Wendigo riflette la disperazione che emerge in situazioni di scarsità, mentre la sua trasformazione da essere umano a entità mostruosa indica il rischio di perdere la propria umanità in situazioni estreme. In tal senso, non sorprende che la psicosi di Wendigo e il cannibalismo siano storicamente più diffusi durante periodi di estrema carestia.

Fortunatamente, grazie a un’offerta alimentare più stabile e a un miglior trattamento psichiatrico nell’era moderna, il fenomeno del Wendigo è praticamente scomparso. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cureus.

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