Mangiare alcuni frutti all’aperto può danneggiare la pelle e provocare dolore

agrumi
Fonte: Pixabay/Pexels

Mangiare dei determinati frutti all’aperto, può provocare danni alla pelle. Ad avvertire ciò, è stata la dottoressa Vanita Rattan , una formulatrice cosmetica e star dei social media specializzata in iperpigmentazione e pelle di colore. L’esperta, tramite un video pubblicato lo scorso 19 dicembre, ha voluto mettere “sul chi va là” i suoi follower dal mangiare agrumi e ananas al sole.

Newsweek ha riportato alcune dichiarazioni rilasciate proprio dalla dottoressa Rattan, che ha così spiegato: Le furocumarine che si trovano in molti agrumi sono composti organici e se esposte alla luce UVA, può verificarsi una reazione. Questo è estremamente doloroso e si verifica da 24 a 48 ore dopo. La pelle diventa rossa, possono formare vesciche e sfaldarsi“.

Tale condizione è chiamata fitofotodermatite, si tratta di un’infiammazione della pelle prodotta da sostanze chimiche di origine vegetale (fito-) e dalla luce (foto-). E queste sostanze chimiche si trovano in alte concentrazioni negli agrumi, in varie erbe aromatiche (ad es. il prezzemolo), nelle carote, nel sedano e nei fichi.

Le furocumarine possono anche produrre melanina in eccesso nelle cellule della pelle. Come ha aggiunto Rattan: Questo è un problema particolare per la pelle di colore in quanto iperpigmentiamo“.

L’iperpigmentazione si verifica quando alcune aree della pelle diventano più scure di altre. Può derivare da una varietà di condizioni e fattori ambientali, tra cui cambiamenti ormonali, acne, farmaci, danni del sole e carenze nutrizionali.

Per trattare la fitofotodermatite, è importante consentire alle vesciche di guarire, poi: “Una volta che l’infiammazione si riduce, usa gli inibitori della tirosinasi”. Gli inibitori della tirosinasi agiscono bloccando l’enzima che la nostra pelle utilizza per produrre melanina e sono regolarmente usati per trattare l’iperpigmentazione.

Tuttavia, è anche importante consultare un medico o un dermatologo se il problema persiste.