Pinguini a rischio, l’acidità delle acque antartiche è destinata a raddoppiare entro il 2100

pinguino imperatore
Fonte: X/@govi47

Tende a salire il rischio per pinguini e altri animali selvatici dato che l’acidità delle acque antartiche è destinata a raddoppiare entro il 2100.

Una ricerca dell’Università del Colorado, pubblicata sulla rivista Nature Communications, ha scoperto che le acque costiere intorno al continente potrebbero vedere un aumento del 100% dell’acidità entro il 2100 rispetto ai livelli di acidità del 1990. Queste acque sono la dimora non solo di pinguini, ma anche di altre specie marine, come le balene. Ci sono diverse specie di pinguini che vivono in Antartide, tra cui il pinguino imperatore.

L’acidificazione degli oceani ha un effetto negativo a catena su tutte le specie marine. L’acido erode i minerali essenziali utilizzati da vongole, lumache di mare, granchi e ricci di mare, indebolendo i loro gusci. Ciò ha un impatto sulla catena alimentare, poiché predatori come pinguini e balene si affidano a queste creature come prede.

L’acqua dell’oceano diventa acida a causa dell’assorbimento dell’anidride carbonica. Questo fa sì che i livelli di PH nell’acqua tendono ad abbassarsi, rendendola più acida. A causa delle attività umane, l’anidride carbonica è più abbondante nell’atmosfera e quindi cade inevitabilmente nell’oceano.

L’oceano dell’Antartide è più vulnerabile all’acidificazione perché l’acqua più fredda è in grado di assorbire più CO2. Newsweek ha riportato le dichiarazioni rilasciate da Nicole Lovenduski, coautrice dell’articolo e direttrice ad interim dell’Istituto di ricerca artica e alpina (INSTAAR) della CU Boulder: “I risultati sono fondamentali per la nostra comprensione della futura evoluzione della salute dell’ecosistema marino”.

I ricercatori hanno utilizzato un modello computerizzato che simulava come l’acqua dell’oceano sarebbe cambiata nel corso del prossimo secolo se le emissioni globali non fossero state tagliate. E i risultati sono raccolti sono molto preoccupanti. I ricercatori hanno affermato che il cambiamento climatico indotto dall’uomo è la causa principale.

Lovenduski ha poi concluso: “Come scienziato che in genere studia l’oceano aperto, tendo a pensare alle aree costiere antartiche come a un canale per i segnali climatici per raggiungere l’oceano profondo globale. Questo studio mi ha ricordato che queste aree costiere antartiche dinamiche sono anche esse in grado di cambiare rapidamente”.