Un integratore alimentare diffuso può ridurre l’aggressività del 30% in adulti e bambini

Gli omega-3, acidi grassi essenziali, mostrano promettenti effetti nel diminuire comportamenti aggressivi, secondo una recente meta-analisi.

Uno studio basato sull’analisi di migliaia di dati pazienti ha dimostrato che un comune integratore alimentare può ridurre l’aggressività di una persona quasi del 30 percento, indipendentemente dall’età e dal sesso. Si tratta dei ben noti omega-3, acidi grassi polinsaturi essenziali che devono essere assunti tramite la dieta. Non a caso sono coinvolti nel corretto funzionamento di molti processi fisiologici (soprattutto cerebrali) e diversi studi li hanno associati alla prevenzione di varie malattie, come l’infarto del miocardio, l’ictus e l’ipertensione (anche se un recente studio ha trovato un legame con un aumento del rischio cardiovascolare nelle persone sane). Gli omega-3 si trovano principalmente nel pesce e nel suo olio, ma anche in noci, crostacei e alcuni semi (come quelli di chia). Spesso viene raccomandata l’assunzione di integratori a fini preventivi e terapeutici nei soggetti a rischio; ora sappiamo che potrebbero essere preziosi anche nel contrasto al comportamento aggressivo.

A determinare che gli omega-3 possono ridurre di circa un terzo l’aggressività sono stati i due ricercatori statunitensi Adrian Raine e Lia Brodrick, rispettivamente del Dipartimento di Criminologia e del Dipartimento di Psichiatria presso la Scuola di Medicina “Perelman” dell’Università della Pennsylvania. I due studiosi sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto una meta-analisi su circa trenta studi randomizzati e controllati effettuati tra il 1996 e il 2024, con un periodo di follow-up medio di quattro mesi. In tutto sono state coinvolte circa 4.000 persone, sia uomini che donne divisi in fasce d’età comprese tra l’infanzia e l’anzianità. I ricercatori hanno messo a confronto l’assunzione di omega-3 con il comportamento aggressivo, facendo emergere che l’integrazione degli acidi grassi era associato positivamente a una riduzione dell’aggressività.

Com’è ampiamente noto in letteratura scientifica il comportamento aggressivo e la violenza sono legati al cervello, la cui funzione è modulata dalla dieta. La malnutrizione o comunque un’alimentazione cattiva e squilibrata possono sfociare in alterazioni dell’umore e anche nell’aggressività. La carenza di alcuni nutrienti come i sopracitati omega-3 o specifiche proteine, ad esempio, possono catalizzare l’infiammazione e ridurre la sintesi di neurotrasmettitori associati al benessere, proprio per questo il professor Raine, un neurocriminologo, sta studiando da tempo l’associazione tra gli acidi grassi polinsaturi e l’aggressività. Il nuovo studio sembra confermare che l’integrazione degli omega-3 può essere preziosa per attenuare il comportamento aggressivo. “Penso che sia giunto il momento di implementare l’integrazione di omega-3 per ridurre l’aggressività, indipendentemente dal fatto che l’ambiente sia la comunità, la clinica o il sistema di giustizia penale”, ha dichiarato il professor Raine in un comunicato stampa. “Gli Omega-3 non sono la bacchetta magica che risolverà completamente il problema della violenza nella società. Ma può aiutare? Sulla base di questi risultati, crediamo fermamente che sia possibile e dovremmo iniziare ad agire sulla base delle nuove conoscenze di cui disponiamo”, ha chiosato lo scienziato.

Il meccanismo d’azione specifico non è noto, ma secondo gli esperti ha in qualche modo a che fare con la riduzione dell’infiammazione e la funzionalità cerebrale. È interessante notare che gli omega-3 sono stati associati alla riduzione di due forme di aggressività, la reattiva e la proattiva. La prima è quella con cui si risponde a un determinato evento, come un’osservazione sgradita o magari un comportamento sbagliato mentre si guida, la seconda è invece è legata alla pianificazione di gesti violenti e antisociali (andare da qualcuno e attaccarlo – verbalmente o peggio – proprio con l’intenzione di farlo).

Come indicato, la riduzione dell’aggressività è stata osservata sia nei bambini che negli adulti, quindi l’integrazione di omega-3, qualora venissero confermati i benefici, potrebbe diventare un supporto a terapie già in atto, come quelle psicologiche e/o farmacologiche a base di risperidone. “Come minimo, i genitori che cercano cure per un bambino aggressivo dovrebbero sapere che, oltre a qualsiasi altro trattamento che il loro bambino riceve, anche una o due porzioni extra di pesce ogni settimana potrebbero aiutare”, ha chiosato il professor Raine. Ricordiamo che l’assunzione di qualunque integratore o cambiamenti nei modelli alimentari devono sempre essere concordati con specialisti sanitari. I dettagli della ricerca “Omega-3 supplementation reduces aggressive behavior: A meta-analytic review of randomized controlled trials” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Aggression and Violent Behavior.