Le donne ingegnere, la fatica di sfuggire agli stereotipi

È notizia di poche settimane fa la polemica reazione all’utilizzo dell’immagine di Isis Wenger, ingegnere informatico di San Francisco, apparsa nella campagna pubblicitaria di OneLogin, compagnia statunitense che si occupa di sicurezza informatica, e considerata “troppo bella” per essere una scienziata credibile. Ma la ragazza sui cartelloni pubblicitari non era una modella, ma lei stessa. Ed è per questo che la stessa Isis ha immediatamente lanciato una campagna social usando l’hashtag #ILookLikeAnEngineer che è arrivata fino alle colleghe di Mit e Nasa. Sono indubbiamente ancora troppi gli stereotipi legati alle “ingegnere” nel campo scientifico e dell’industria: brutte, incapaci, raccomandate, nonostante non ci sia ovviamente alcuna correlazione tra bellezza ed intelligenza.

Per l’ingegnera più famosa d’Italia al giorno d’oggi, Samantha Cristoforetti, prima astronauta donna italiana, plurilaureata ingegnere meccanico ed aeronautico tra le università di Trento, Napoli e Monaco di Baviera, poliglotta, che parla 5 lingue tra cui il russo, non è stato sufficiente stabilire un record assoluto europeo di permanenza nello spazio, circa 200 giorni in un singolo volo, per risparmiarsi commenti maschilisti sui social e nella vita reale del tipo: “Di sicuro ammaccherà la navicella alla prima retromarcia” o “Serviva una donna lassù per lavare i piatti”. Certo, sono solo commenti ignoranti di gente che si nasconde dietro un computer, ma è davvero questa l’immagine che le nostre bambine e ragazze devono vedere, queste le informazioni che devono ricevere, che le spingerà a scegliere professioni definite “più femminili”, pur di non incappare in tali sciocchi dibattiti?

Perché mai le donne ingegnere non riescono ancora ad infrangere gli stereotipi e le “vitree facciate” del becero maschilismo che invece già è stato superato in materie come la fisica e la medicina, con nomi come Margherita Hack, Marie Curie o Rita Levi Montalcini rispettate non solo nel loro ruolo ma anche in un certo senso favorite dall’essere donna nel diventare popolari come divulgatrici scientifiche? La prima donna ingegnere sul campo, Emily Warren Roebling, fu la chiave del successo della costruzione del Ponte di Brooklyn, uno dei simboli architettonici di New York. Tracy Chou, ingegnere informatico di Pinterest, è una delle donne più coinvolte nella promozione del ruolo delle donne nell’industria e considerata un astro nascente nella Silicon Valley. Natasha Stefanenko, modella e presentatrice italiana, lascia ancora tutti a bocca aperta quando dice di essersi laureata in Ingegneria Metallurgica. E la tradizionalmente mascolina industria automobilistica sta solo recentemente accettando il fatto che il connubio donne e motori non è infame come si suol dire, portando nomi come Antonia Terzi, Chika Kako, Dawn Piechocki, Elizabeth Krear alle vette dei team tecnici di Toyota, Ford, Mercedes, FCA: solo 1 su 5 ingegneri nell’industria dell’auto sono donne, nonostante recenti studi dimostrino che dietro le scelte d’acquisto di automobili sta principalmente il sesso femminile. È ora di cambiare il paradigma nel mondo dell’ingegneria, dove il “gentil sesso” ancor’oggi riceve stipendi ridicolmente più bassi rispetto alla compagine maschile, e dare alle donne lo spazio e il rispetto che si meritano.