Il lavoro che corre online: milioni le offerte sulla rete

In Italia il lavoro si trova nel 70% con il passaparola e con la raccomandazione. Si tratta di dati imponenti, che dimostrano come la ricerca di occupazione sia radicata nel passato e poco incline all’apertura verso le moderne tecnologie. Il tentativo di digitalizzare le offerte prosegue però ad ampio ritmo nel paese, prova ne sono i milioni di annunci di lavoro che affollano la rete. Secondo il sito forumeconomia l’Italia sta cercando di ‘svecchiarsi’ da questo punto di vista e se la domanda in rete sale all’80%, le aziende sono sempre più propense ad impiegare il mercato digitale per far conoscere alle persone inoccupate quali sono le posizioni lavorative aperte.

Il bel paese si pone però indietro rispetto all’Europa intera. La Francia ha messo in piedi una vera e propria rivoluzione in questo senso, e ora il ruolo statale sull’occupazione sta diventando sempre più leggero, con grande risparmio di costi. Gli sportelli pubblici erano infatti considerati ostili e inefficienti dalla popolazione francese, quindi la piattaforma web è stata potenziata e ha portato successi in termini di quantità di impiegati ma anche di qualità di ricerca di lavoro. Il mezzo è stato in questo caso il sito con partecipazione statale Le Bon Coin, che permette di inserire una richiesta di lavoro e di mettere in relazione la domanda con l’offerta disponibile in sole due settimane.

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Il lavoro che corre online: milioni le offerte sulla rete

Gli esperti avvertono, perché il modello francese sembra essere molto diverso rispetto a quello italiano. In Francia lo stato funziona, è presente e gestisce a conti fatti il mercato delle professioni più qualificate. Il sito si occupa quindi di gestire le occupazioni meno qualificate, più povere e questo sistema non è in assoluto presente in Italia. Lo dimostra il flop delle politiche che sono state messe in atto. Gli uffici di collocamento che realmente sono attivi nel paese sono inoltre delle ‘mosche bianche’ rispetto al lavoro che il paese chiede di mettere in piedi.

L’unica novità introdotta dal Jobs Act di rilievo va ricercata nel fatto che chi gestisce un sito di lavoro può monetizzare il suo impegno e questo potrebbe spingere gli operatori a lavorare con cura per garantirsi guadagni mensili. Lo stato italiano però non c’è, e le chiavi per accedere alla ricerca online di lavoro sono in mano agli operatori privati. I portali privati si occupano infatti di mettere in contatto gli utenti con le posizioni, ovvero di creare un incrocio fra domanda e offerta reale, cosa che gli organi pubblici non si propongono in grado di fare, almeno per il momento.