Osservato in Tasmania il pesce più raro al mondo

E’ un avvistamento che ha dell’incredibile quello avvenuto di recente in Tasmania dove è stata osservata quella che è ad oggi considerata la specie ittica più rara al mondo. Si tratta del pesce con le mani rosse, (Thymichthys politus) del quale si stima l’esistenza di non più di 20-40 esemplari in tutto il globo e che alcuni ricercatori australiani hanno avvistato al largo della Tasmania, non rivelando la posizione esatta per cercare di proteggerlo il più possibile; qui infatti è stata osservata una seconda popolazione di questo particolare pesce che non nuota ma utilizza le pinne per muoversi sui fondali oceanici, proprio come se camminasse. E la scoperta permette di fatto di innalzare il numero di esemplari tra i 40 e gli 80. Questi pesci appartengono alla famiglia della Brachionichthyidae la cui caratteristica principale è quella di avere pinne ‘modificate’ al punto da essere molto simili a delle mani, sfruttate per camminare con una certa delicatezza sul fondo. Si tratta di una specie che rischia fortemente l’estinzione, a causa del ridotto numero di esemplari anche se i biologi marini stanno lavorando affinchè vengano messe in atto una serie di misure per proteggerla.

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Dopo la scoperta del team di studiosi dell‘Australian Institute for Marine and Antarctic Studies (IMAS) e del progetto di ricerca Reef Life Survey, sono stati allertati gli enti preposti per dar forma ad un concreto piano di conservazione della specie, individuata a diversi chilometri di distanza dalla zona nella quale venne individuata una prima popolazione di pesci con le mani rosse. (ovvero al largo della costa sud orientale della Frederick Henry Bay). Quello che è balzato agli occhi è l’habitat nel quale è stata individuata la seconda popolazione, molto diverso da quello dove vive la popolazione già nota, un segnale del fatto che il pesce con le mani rosse può adattarsi a condizioni differenti, il che fa sperare nel fatto che il loro numero possa essere più alto di quanto si ritenga ad oggi. Per individuarli ci sono volute tre ore: tutto è partito dalla casuale osservazione di un sub, che ha segnalato l’avvistamento ai ricercatori. Quello che inizialmente sembrava essere un falso allarme si è trasformato in realtà: la spedizione è stata guidata dalla biologa marina Antonia Cooper, che ha confermato l’incredibile scoperta.

(foto Antonia Cooper)