La geoingegneria per risolvere i problemi dell’Antartide

I cambiamenti climatici, provocati dal riscaldamento globale causato dai gas serra, sono in continua evoluzione e in continuo peggioramento, ma non sembrano preoccupare una buona parte dei governi che non vogliono fare nulla per ottenere, se non miglioramenti, almeno un rallentamento. Il Thwaites Glacier, uno dei grandi ghiacciai dell’Antartico, sta scivolando nella Baia Pine Island, situata nel Mare di Amundsen, alla velocità di 2 chilometri l’anno, e con i suoi 120.000 chilometri quadrati potrebbe produrre un generale innalzamento del livello dei mari di almeno 3 metri, provocando grandi disastri ai centri abitati situati sulle coste.

A causa di questo rischio sono stati studiati due progetti di ingegneria un po’ fantascientifici, ideati da un gruppo ricercatori coordinati da Michael Wolovick, ricercatore del Geophysical Fluid Dynamics Laboratory all’Università di Princeton (USA), che prevedono il puntellamento del ghiacciaio. Per il progetto più semplice è stato studiato il modo per rallentare almeno del 30% lo sgretolamento del ghiacciaio, ancorando sul fondo delle colonne di roccia alte come la Tour Eiffel, che sostengano la piattaforma di ghiaccio. Questo però non eviterebbe lo scioglimento dovuto alle correnti calde.

La proposta più completa prevede una barriera alta 100 metri e lunga da 80 a 120 chilometri, piazzata sotto la piattaforma di ghiaccio che la terrebbe sollevata dalle correnti calde, impedendo lo scioglimento con un risultato positivo pari al 70%, ma con il costo elevatissimo di centinaia di migliaia di dollari. Queste proposte, praticamente inattuabili, sono un modo provocatorio per focalizzare l’attenzione sul problema di produzione di CO2, prima causa dei gas serra, perché se il riscaldamento globale arriverà a sciogliere i ghiacciai perenni dei Poli, gli oceani potrebbero innalzarsi di 12 metri, facendo così sparire intere isole, città e stati localizzati sulle rive.

Nello stesso momento però la non fattibilità dei progetti è positiva, perché la loro esecuzione potrebbe costituire un alibi per non attivare leggi relative alla riduzione dei gas serra. Inutile dire che comunque la continua emissione di CO2 e il relativo riscaldamento delle acque oceaniche arriverebbero a erodere i ghiacciai in tempi non molto più lunghi e non eviterebbero né le ondate di calore, né l’acidificazione dei mari e neppure gli eventi climatici sempre più estremi.