Tarantola cattura e uccide un opossum, le incredibili immagini

Un team di ricercatori ha osservato e filmato un’enorme tarantola intenta a uccidere un opossum dopo averlo catturato.

Una scena che non si vede tutti i giorni e decisamente sconsigliata a coloro che soffrono di aracnofobia è stata osservata e filmata dalla sorella del ricercatore Michael Grundler, Maggie Grundler. L’esperta si trovava nella foresta pluviale amazzonica per studiare, insieme ad un team di scienziati, i rapporti di predazione tra ragni ed altri artropodi e piccoli vertebreati quando si è imbattuta in un enorme tarantola del genere Pamphobeteus intenta a catturare ed uccidere un piccolo opossum, appartenente alla specie Marmosops. Il lavoro degli studiosi del Dipartimento di Ecologia e Biologia Evoluzionistica dell’università del Michigan, Stati Uniti, ha la sua base operativa nella stazione biologica di Los Amigos, ubicata nella regione Madre de Dios nel Perù sudorientale: qui vengono condotti studi riguardanti la biodiversità della foresta pluviale. E da quasi una decina di anni vengono documentati i particolari attacchi sferrati dagli artropodi, non solo grandi ragni ma anche centopiedi, ai danni dei vertebrati.

In quest’area si contano almeno novanta diverse specie di rettili oltre a ottantacinque specie di anfibi, sovente attaccati da ragni migalomorfi ed in più rare occasioni da centopiedi. Tra gli eventi decisamente più particolari e incredibili vi è quello legato all’attacco ai danni del giovane mammifero: gli scienziati hanno sentito un rumore e si sono ritrovati davanti all’enorme ragno sopra la mammifero ancora vivo ma già morente a causa del veleno inoculatogli dall’aracnide. Gli esperti hanno spiegato che la tarantola era paragonabile, per dimensioni, a quelle di un piatto da cucina, tanto da riuscire a trascinare facilmente l’opossum sotto alla vegetazione per cibarsene. Grundler ha a tal proposito dichiarato: “Eravamo piuttosto estasiati e scioccati, e non potevamo davvero credere a quello che stavamo vedendo. Sapevamo che stavamo assistendo a qualcosa di veramente speciale, ma non eravamo consapevoli che fosse la prima osservazione di questo genere”. Per accertarsi dell’unicità di tale evento, lo studioso ha preso contatti con un esperto di migalomorfi.