Yoga: la scienza “promuove” l’antica pratica meditativa indiana

Antica pratica meditativa e ascetica originaria dell’India lo yoga è ad oggi una delle discipline più popolari del mondo. Attualmente si contano oltre 200 milioni di praticanti in giro per il globo (in Italia sono oltre due milioni). Un successo planetario che testimonia l’attrazione trasversale per lo yoga ormai diffuso in tutti gli strati della società. Se prima lo yoga era considerata una pratica destinata ad annoiati radical Chic miliardari o a fricchettoni in cerca dell’illuminazione oggi questa disciplina viene praticata persino negli uffici.

Forse non tutti sanno infatti che attualmente lo yoga viene regolarmente integrato nei programmi di allenamento di diversi sportivi e che alcune aziende hanno anche assunto degli specialisti, o meglio dei personal trainer, che organizzano mini sessioni di yoga durante le pause lavorative. Tale pratica svolta negli uffici avrebbe infatti innumerevoli effetti positivi, a dirlo è la stessa scienza. Se i colletti bianchi finiscono per iscriversi a qualche corso per imparare i movimenti e cimentarsi con le asana (le varie posizioni dello yoga) è perché queste ultime avrebbero uno straordinario effetto positivo sui problemi posturali alleviando i dolori alla schiena che sopraggiungono stando seduti lunghe ore davanti al computer e aiutando a migliorare la forza e la flessibilità di muscoli, legamenti e articolazioni. A riprova di ciò, nel 2017, l’American Journal of Preventive Medicine dimostrò che un programma di 12 settimane di yoga ha contribuito a limitare l’uso di antidolorifici oppiacei, le disabilità e il dolore cronico di alcuni veterani delle US Forces. Uno studio del 2005, condotto dalla dottoressa e ricercatrice Jennifer J. Daubenmier del Preventive Medicine Research Institute dell’University della California, rilevò come la pratica dello yoga, insieme all’incremento della consapevolezza del proprio corpo, porti all’annullamento di alcuni disturbi dell’alimentazione influendo sul profilo psicologico dei moderni yogi. Grazie alle endorfine rilasciate durante gli allenamenti i praticanti sarebbero infatti propensi ad abbandonare alcune malsane abitudini alimentari. 

Anche chi soffre di pressione alta potrebbe beneficiare dello yoga tenendo a mente il suo contributo nell’abbassamento dei livelli di cortisolo nel sangue, un forte effetto anti infiammatorio che, come ha rivelato un interessante studio pubblicato sull’International journal of yoga nel maggio del 2017, aiuterebbe a riparare i vasi sanguigni danneggiati abbassando esponenzialmente la pressione arteriosa, riducendo così di fatto l’effetto degenerativo delle citochine. Proprio in virtù del suo effetto anti-infiammatorio questa disciplina è stata consigliata a pazienti affetti da artrite reumatoide che già dopo appena otto settimane di yoga migliorerebbero l’impatto fisico della malattia con evidenti risvolti positivi anche sulla loro psiche. Grazie all’abbassamento dei livelli di cortisolo nel sangue questa pratica sarebbe consigliata anche a quei pazienti che hanno subito un infarto o un ictus aiutandoli nel recupero delle loro attività motorie. Lo yoga è anche uno splendido rimedio contro lo stress. Le persone ansiose che soffrono di tutte quelle fobie e patologie psicologiche che affliggono la civiltà moderna potrebbero ricorrere a questa disciplina per auto guarirsi. Le asana favorirebbero infatti la concentrazione di acido γ-amminobutirrico (o GABA) nel cervello, un neurotrasmettitore che ad alti livelli aiuterebbe sostanzialmente a sentirsi meglio con sé stessi e insieme agli altri. Si tenga a mente che questo complesso y-amminoacido viene utilizzato in numerosi farmaci ipnotici, sedativi e miorilassanti prescritti dagli specialisti con i pazienti affetti da determinate patologie psicologiche che invece attraverso l’Hatha Yoga (una delle varianti più meditative e meno sportive della disciplina) potrebbero salutare il farmacista e ritrovare la serenità. Riducendo i livelli di cortisone lo yoga sarebbe anche un potente strumento per combattere la depressione. Uno studio del 2017 pubblicato sul Journal of Evidence-Based Complementary & Alternative Medicine avrebbe dimostrato che dopo appena due mesi di pratica i pazienti affetti da disturbi depressivi, come ad esempio alcune donne con DPP o depressione post partum, sarebbero guarite mentre anche alcuni pazienti reticenti ai farmaci antidepressivi ne avrebbero tratto effetti positivi. Un impatto sul benessere tout court che spiega il motivo della crescente popolarità di questa antica “scienza” del benessere a portata di tutti.