Il solletico non è sempre un’esperienza piacevole, in un Paese veniva usato per uccidere

Il solletico può essere piacevole, per un breve momento, divertente, ma in passato è stato usato come strumento di tortura.

tortura del solletico
Fonte: Wikipedia

Piacere o dolore? La definizione del solletico è, secondo la Treccani: “una sensazione tattile di natura non completamente conosciuta, con speciali caratteri soggettivi più o meno spiacevoli, accompagnata da riflessi difensivi spesso intensi.”

Altrove leggiamo: “Il solletico è un’azione fisiologica involontaria provocata dal tocco improvviso di una parte del corpo; questa reazione si manifesta causando in risposta al tocco movimenti involontari o risate.”

Insomma, può essere anche piacevole, per un breve momento, divertente, ma sapete che in passato è stato usato come strumento di tortura?  “Il solletico porta più dolore che piacere”, così diceva Socrate, secondo Platone, già migliaia di anni fa.

E secondo quanto si apprende, esso veniva praticato nella Cina della Dinastia Han, intorno al 200 d.C., per torturare le persone nobili perché diversamente dagli altri metodi non lasciava tracce, mentre   nell’antica Roma i prigionieri erano costretti a mettere i piedi a bagno in una soluzione di acqua e sale per poi fargli leccare le piante da una capra, il che provocava un solletico insopportabile per ore.

Persino i nazisti hanno utilizzato questo tipo di tortura nei lager, come racconta Heinz Heger (si tratta di uno pseudonimo ndr) nel libro autobiografico The Men With The Pink Triangle; l’uomo, prigioniero assieme ad altri omosessuali come lui, subiva dalle guardie il solletico fatto con una piuma. L’estratto è scioccante: “Lo avevano spogliato nudo e lo avevano legato per le mani ad un gancio appeso alla parete, in modo tale che con i piedi non toccasse il pavimento. Gli spalancarono le gambe e gliele legarono strette al muro. In sostanza gli aguzzini delle SS facevano il solletico alla vittima con delle penne d’oca, sfiorandolo sotto la pianta dei piedi, sotto le ascelle, tra le cosce e in altre parti del corpo. All’inizio il detenuto restò forzatamente muto e con gli occhi pieni di paura e di dolore fissava i suoi torturatori. Ma dopo un po’ iniziò a ridere dal solletico, e questa risata diventava sempre più simile a un grido, a un urlo di dolore, mentre le lacrime gli scorrevano sulle guance e il suo corpo si contraeva, cercando di sottrarsi al supplizio.”

Di solletico si può morire, per asfissia o anche infarto, teniamolo a mente.