La solitudine e l’isolamento: un’indagine sulle differenze di età

Uno studio rivela che la solitudine e il sentirsi soli non sono sempre correlati, soprattutto tra giovani e anziani. L’isolamento sociale è più impattante per gli adulti più anziani. Un’app chiamata SocialBit potrebbe aiutare a combattere la solitudine.

silhouette di un uomo che sta in piedi da solo di fronte a una finestra, immagine in bianco e nero

Quando la solitudine diventa solitudine? (freemind-production/Shutterstock.com)

Nell’era moderna dei social media e delle comunicazioni mobili, le persone sono più connesse che mai. Tuttavia, la solitudine rimane un’esperienza comune e spesso dannosa. Un recente studio ha rivelato che la solitudine e il sentirsi soli non sono così correlati come si potrebbe pensare. Secondo David Sbarra dell’Università dell’Arizona, la solitudine e l’isolamento sono concetti correlati ma distinti. Per comprendere meglio quanto tempo le persone trascorrono da sole, i ricercatori hanno utilizzato un metodo chiamato Electronically Activated Recorder (EAR), che registra suoni dai partecipanti ogni 12 minuti. I dati sono stati raccolti da oltre 400 persone di diverse età, dai 24 ai 90 anni. L’analisi dei dati ha mostrato una tendenza legata all’età: per i giovani, la solitudine e il sentirsi soli sono considerati fenomeni separati, mentre per gli adulti più anziani c’è una chiara associazione tra i due. La solitudine è fortemente collegata all’isolamento sociale negli adulti di 68 anni e più. Una possibile spiegazione è che le persone anziane hanno meno legami sociali ma più significativi, quindi la perdita di questi ha un impatto maggiore sul loro benessere. Al contrario, i giovani adulti socializzano per una varietà di motivi e non necessariamente considerano la presenza di altre persone come un’esperienza sociale profondamente significativa. I ricercatori hanno anche scoperto che coloro che trascorrevano più del 75 percento del loro tempo da soli erano più inclini a sentirsi soli. Tuttavia, c’erano anche livelli leggermente più elevati di solitudine in coloro che trascorrevano meno tempo da soli, suggerendo che potrebbero cercare più interazioni sociali per combattere la solitudine. In futuro, gli autori dello studio stanno sviluppando un’app chiamata SocialBit, che misurerà l’attività sociale degli utenti e li incoraggerà a interagire di più. Questo potrebbe essere particolarmente utile per le persone in fase di recupero da un ictus, poiché l’isolamento sociale è un problema comune in questo gruppo. La solitudine e l’isolamento sono considerati problemi seri, ma è interessante scoprire che stare da soli e sentirsi soli non sono sempre strettamente correlati. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Research in Personality.

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