Abbiamo scoperto come crescono mani e piedi durante la gravidanza. Il video

Sebbene le nostre mani e i nostri piedi siano elementi estremamente importanti del corpo, visto che ci permettono di camminare, manipolare oggetti e anche usare il tatto, la scienza sa poco del loro sviluppo nella fase fetale. Grazie ad un nuovo studio, tuttavia, ora è possibile ammirare questo processo in prima persona. Le foto mostrano che non c’è embrione visibile fino alla nona settimana di gravidanza. Il lavoro fa parte dell’Atlante delle cellule umane, un progetto internazionale per creare mappe di riferimento di tutti i tipi di cellule nel corpo umano. Vengono utilizzate tecnologie spaziali e monocellulari, che ci consentono di colmare le lacune nella conoscenza scientifica sullo sviluppo delle nostre estremità. Con lo studio, che è riuscito a raggiungere una risoluzione fino a una cellula nello spazio e nel tempo, è stato scoperto il ruolo di geni chiave nello sviluppo delle mani e dei piedi, come MSC e PITX1, che possono regolare le cellule staminali muscolari. Tra i vantaggi di questa conoscenza ci sono, ad esempio, i possibili trattamenti per malattie muscolari o lesioni.

Gli arti umani provengono da gruppi di cellule ai lati del tronco che, nelle prime fasi dello sviluppo, non hanno forma né funzione. Nell’ottava settimana di gestazione, però, cominciano a somigliare a braccia e gambe, acquisendo complessità anatomica, ma ciò che accadeva prima era avvolto dal mistero. Con l’Atlante delle cellule umane è stato possibile analizzare il periodo compreso tra la quinta e la nona settimana di sviluppo, mostrando i geni coinvolti nel processo e marcando i tessuti per scoprire come ciascuna popolazione cellulare agisce nella formazione degli arti. In questo modo è stato anche possibile scoprire quali geni, se compromessi, sono associati a sindromi come la polisindattilia (dita extra) e la brachidattilia (dita più corte del normale). Inaspettatamente, gli scienziati hanno anche scoperto che le dita non crescono dal tronco della mano, ma si ripiegano su se stesse da un ”bocciolo originale” più grande. Il processo è regolamentato e complesso, secondo i ricercatori, che hanno pubblicato i risultati sulla rivista scientifica Nature.