Marte era più simile alla Terra di quanto si pensasse: la nuova prova scoperta

Secondo quanto scoperto da uno strumento del rover Curiosity vi sono prove del fatto che in passato Marte fosse molto più simile alla Terra di quanto si immaginasse fino ad ora

Nuovi segreti del pianeta rosso sono stati svelati grazie al lavoro di un team di ricerca che ha studiato i dati raccolti da uno strumento del rover Curiosity della Nasa. Arrivando a raccogliere indizi che portano ad una conclusione sorprendente: il pianeta rosso è stato, in passato, molto più simile alla Terra di quanto fino ad oggi si ipotizzava. Lo studio si è concentrato sulle rocce presenti all’inteno del cratere Gale, che sarebbero caratterizzate da quantitativi di manganese più alti della media. Che cosa significa questo? che in origine i sedimenti potrebbero essersi formati proprio in un fiume, ad esempio nel delta, oppure nei pressi della costa di un lago. Elementi interessantissimi che accomunano questo pianeta alla nostra Terra in maniera ancora più stretta.

I dettagli dello studio sono stati riportati nell’articolo pubblicato su Journal of Geophysical Research: Planets, dal titolo Manganese-Rich Sandstones as an Indicator of Ancient Oxic Lake Water Conditions in Gale Crater, Mars. Dello studio si è occupato il professor Patrick Gasda del Los Alamos National Laboratory effettuando approfonditimenti sulla composizione delle rocce sedimentarie presenti sul fondo del cratere, allo scopo di capire come possano essersi arricchite, con tali livelli di concentrazione, di manganese. Prendendo come esempio quanto accade sulla Terra dove l’alto contenuto di ossigeno in atmosfera è responsabile della formazione dei dei depositi di manganese. La presenza di microbi può inoltre accelerare il processo dato che essi, per il proprio metabolismo, sfruttano l’ossidazione del manganese. Ne deriva che anche su Marte potesse, in passato, essere presente una fonte di energia tale da aver portato alla medesime conseguenze.

L’esperto, responsabile della scoperta grazie a rilevamenti del 2017 ottenuti dalla ChemCam installata sul rover Curiosity della Nasa, ha a tal proposito affermato: “È difficile che l’ossido di manganese si formi sulla superficie di Marte, quindi non ci aspettavamo di trovarlo in concentrazioni così elevate in un deposito costiero. Sulla Terra, questi tipi di depositi si verificano continuamente a causa dell’alto contenuto di ossigeno nella nostra atmosfera prodotto dalla vita fotosintetica e dai microbi che aiutano a catalizzare le reazioni di ossidazione del manganese”.