Costi energetici nascosti della riproduzione animale

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Il cervo dalla coda bianca investe più energia indiretta nella crescita dei propri cuccioli rispetto a qualsiasi altra specie nello studio. (Tony Campbell/Shutterstock.com)

La riproduzione richiede una grande quantità di energia, indipendentemente dalla specie coinvolta. Per decenni, i biologi hanno concentrato la loro attenzione sui costi diretti, trascurando o sottovalutando i costi indiretti, che ora emergono come significativamente più elevati. Durante la crescita di un bambino o di un uovo, la madre deve sostenere un costo energetico per la formazione degli organi e dei tessuti, da qui il detto “mangiare per due”. Questo è il cosiddetto costo diretto, a differenza del costo indiretto rappresentato dall’aumento del metabolismo associato alla gravidanza.

Secondo un nuovo studio condotto da Samuel Ginther dell’Università di Monash, i costi diretti sono stati stimati in modo accurato, ma quelli indiretti sono stati ampiamente sottovalutati o addirittura ignorati. Le stime meccanicistiche considerano i costi indiretti trascurabili, variando dal 5 al 25 percento del totale dell’energia spesa per la riproduzione, ma la realtà è ben diversa.

Monitorando il consumo energetico in varie specie durante la riproduzione, compresi mammiferi, rettili e pesci, i ricercatori hanno scoperto che i costi indiretti superano quasi sempre i costi diretti. Nei mammiferi, ad esempio, le femmine spendono in media nove volte più energia in modo indiretto che direttamente.

Questo studio ha rivelato che i costi indiretti sono particolarmente sensibili alle fluttuazioni di temperatura, sollevando preoccupazioni sull’impatto dei cambiamenti climatici sul successo riproduttivo delle specie. Gli esseri umani, con una gestazione lunga, spendono il 96 percento dell’energia necessaria per produrre un bambino in modo indiretto.

Le specie che depongono le uova mostrano costi diretti proporzionalmente più alti, mentre gli animali a sangue freddo che partoriscono giovani vivi spendono in media il 55 percento della loro energia in modo indiretto. Gli uccelli non sono stati inclusi nello studio a causa della mancanza di dati.

Queste scoperte hanno implicazioni significative per la comprensione dell’evoluzione e dell’adattamento degli animali ai loro ambienti. Inoltre, sollevano interrogativi sull’uguaglianza dei costi energetici tra i sessi durante la riproduzione, suggerendo che i costi energetici maschili potrebbero essere stati notevolmente sottovalutati.

Il lavoro di Ginther e colleghi, pubblicato sulla rivista Science, fornisce un’importante prospettiva sulle complesse dinamiche energetiche coinvolte nella riproduzione animale, sottolineando l’importanza di considerare sia i costi diretti che quelli indiretti per una visione completa del processo riproduttivo.

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