Un algoritmo predice Infarti con 10 Anni di anticipo

Un nuovo strumento assistito dall’IA rileva segnali invisibili ai clinici, migliorando la prevenzione e il trattamento dei problemi cardiaci.

I primi indizi di un infarto, ben prima dei sintomi che potrebbero far pensare a un attacco di cuore, possono essere individuati anche con un decennio di anticipo: a trasformare il modo in cui possiamo prevedere il rischio di sviluppare problemi cardiaci è un algoritmo supportato dall’intelligenza artificiale, capace di rilevare segnali che spesso sfuggono all’attenzione dei medici, ma che possono essere indicativi di un attacco di cuore, insufficienza cardiaca o arresto cardiaco, anche tra coloro che al momento della valutazione non mostrano alcuna condizione coronarica evidente. La tecnologia, che analizza le immagini degli esami radiologici di routine e i dati clinici relativi al rischio cardiovascolare (come diabete, abitudine al fumo, ipertensione e colesterolo), ha dimostrato di prevedere con precisione non solo la probabilità di futuri eventi cardiaci, ma anche di poter indicare quando questi eventi si sarebbero verificati, come emerso dai risultati dello studio appena pubblicati su The Lancet. Durante lo studio, il sistema di intelligenza artificiale è stato sperimentato in otto ospedali del Regno Unito, dove è stato utilizzato come parte dell’assistenza clinica di routine fornita a oltre 40.000 persone che hanno effettuato un’angiografia coronarica con tomografia computerizzata (angio-TC coronarica), l’esame utilizzato come test di prima linea nei pazienti con dolore toracico. Al follow-up, per un periodo massimo di 10 anni, i ricercatori hanno quindi valutato se quegli stessi pazienti avevano manifestato eventi cardiaci maggiori come attacchi di cuore, insufficienza cardiaca o morte cardiaca, confrontando questi dati con le previsioni dell’intelligenza artificiale. Dallo studio, finanziato dalla British Heart Foundation e sostenuto dal National Institute for Health and Care Research Oxford Biomedical Research Centre, è emerso che “mentre la minoranza delle persone con un significativo restringimento delle arterie coronarie alla TC iniziale aveva maggiori probabilità di avere eventi cardiaci gravi o di morte, due terzi di questi eventi cardiaci gravi si sono verificati tra coloro che non presentavano restringimenti significativi alla TC iniziale” hanno evidenziato gli autori dello studio.

In termini assoluti, si è trattato di “molte migliaia di pazienti” per i quali il sistema di intelligenza artificiale ha comunque fornito una previsione che “si è allineata bene” con gli eventi cardiaci registrati, basata sulla capacità della tecnologia di “rilevare il livello di infiammazione delle arterie coronariche e identificare cambiamenti nel tessuto adiposo attorno alle arterie che non sono visibili all’occhio umano” ha spiegato il dottor Kenneth Chan, ricercatore clinico presso l’Università di Oxford e primo autore dell’articolo. In questo modo possiamo identificare i pazienti con elevata infiammazione e a più alto rischio. Poter individuare e quantificare questi impercettibili segni di infiammazione coronarica rivela un enorme potenziale nell’identificazione del rischio cardiovascolare, come evidenziato dai risultati di un ulteriore studio, che ha previsto l’integrazione di questa tecnologia in altri quattro ospedali del Regno Unito: fornendo ai medici i punteggi di rischio calcolati dall’intelligenza artificiale per 744 pazienti, gli specialisti hanno effettuato una modifica del piano di trattamento nel 45% dei casi. Ciò suggerisce che questo strumento può essere incredibilmente utile nel fornire un quadro più preciso del rischio cardiovascolare nei pazienti che manifestano dolore toracico ma non mostrano segni significativi di occlusione delle arterie coronarie, garantendo così l’identificazione precoce e il trattamento preventivo. “Si tratta di uno strumento che offre ai medici uno sguardo sul futuro delle persone più a rischio di infarto, insufficienza cardiaca e morte cardiaca nel prossimo decennio – ha aggiunto il dottor Bryan Williams, direttore scientifico e medico della British Heart Foundation –. Progressi tecnologici come questo risultano sempre più preziosi nel guidare le decisioni del tipo di terapiad e nell’aiutare i medici a intervenire ed evitare ricadute devastanti sui pazienti”.