Una riserva di magma nelle profondità dell’Appennino meridionale: rischio forti terremoti

Un pericolo nascosto nelle viscere dell‘Appennino meridionale tra il Sannio ed il Matese. Un team di esperti dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia e del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia ha scoperto una colossale sorgente di magma tra la Campania, il Molise e la Puglia. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, è giunto all’individuazione di un processo di fusione che, in profondità, produce grandi quantità di magma. Il fenomeno è all’origine dei tanti terremoti che si producono nell’area e potrebbe portare alla nascita, in un lontano futuro, di un vulcano.

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Una riserva di magma nelle profondità dell’Appennino meridionale: rischio forti terremoti

Il magma risale dagli strati più interni della Terra e staziona ad una profondità tra 15 e 25 chilometri rilasciando, verso la superficie, anidride carbonica. A spingere i ricercatori allo studio delle profondità dell’Appenino meridionale del Sannio-Matese è la sequenza sismica che tra il 2013 ed il 2014 scosse l’area con terremoti di magnitudo anche di cinque gradi. Notevoli anomalie avevano accompagnato gli eventi: una maggiore profondità dei terremoti rispetto alla zona circostante e le forme d’onda che apparivano del tutto simili a quelle dei terremoti registrati nelle zone vulcaniche.