Obesità: è possibile curarla attraverso il cervello

Il numero degli obesi nel mondo sta aumentando, soprattutto nei paesi occidentali, basta guardarsi intorno e si possono vedere adulti oversize, ma anche molti adolescenti e bambini che sembrano carini così cicciottelli ma che da adulti avranno grossi problemi di salute. Ormai l’obesità è a livello epidemico e causa malattie cardiache, diabete, ipertensione e disturbi del sonno costando motissimo alle comunità. Da uno studio diretto da Harvard T. H. Chan della School of Public Health, è risultato che le cure mediche legate a problemi di peso costano agli Stati Uniti 190 mila dollari l’anno. I depositi di grasso hanno influenza sull’organismo, soprattutto se obeso, reagendo in modo da impedire che il metabolismo freni il senso di fame, ma un nuovo studio pubblicato su “Science Translational Medicine” spiega in modo dettagliato questo meccanismo che blocca il dimagrimento e indicano una possibilità di intervenire curando l’obesità atraverso il cervello anziché la pancia.


La leptina, un ormone prodotto dalle cellule di grasso, già noto come regolatore della dieta, quando riscontra che le riserve di energia sono sufficienti, lo comunica all’ipotalamo, struttura del sistema nervoso situata nella regione cerebrale, che blocca lo stimolo della fame. Più il peso aumenta meno è ricettivo alla leptina perciò più si ingrassa e più diventa facile ingrassare.
Rafi Mazor, biologo all’Università della California a San Diego, autore dello studio, con la collega Dinorah Friedmann-Morvinski, biologa cellulare all’Università di Tel Aviv, in Israele, confermano che la “resistenza alla Leptina” era già conosciuta, ma il loro studio ha potuto spiegarne il meccanismo e ipotizzare che la causa iniziale dell’obesità potrebbe essere uno stato infiammatorio provocato da diete ad alto contenuto calorico e di grassi le quali che creano uno stato di infiammazione cronica di basso livello nell’ipotalamo.
Non tutti gli esperti sono daccordo su come potranno aiutare questi risultati ed ora la ricerca è impegnata nell’identificare un farmaco utilizzabile, dai ricercatori dell’Università del Michigan e della Vanderbilt University sono state individuate delle proteine che fungerebbero da regolatore nel consumo di cibo e potrebbero coadiuvare nella ricerca di nuovi farmaci anti-obesità .