Coronavirus, il temuto annuncio dell’Oms: “È una pandemia”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza coronavirus una “pandemia”. Ecco cosa cambia da oggi

Infine il temuto annuncio è arrivato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza coronavirus una “pandemia“. Del resto nell’arco di poche settimane si è registrato un incremento dei casi, al di fuori della Cina, di ben tredici volte. E così pur rinviando di alcuni giorni la decisione l’Oms non ha potuto far altro che annunciare che l’infezione scoppiata nella città cinese di Wuhan, definita nell’arco di queste settimane un’epidemia, è diventata una vera e propria pandemia. Con Oltre novanta Paesi coinvolti ed un bilancio di quasi 120mila contagiati e 4.350 vittime, oltre 600 delle quali nella sola Italia.

La dichiarazione è arrivata per bocca del direttore generale dell’organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus: “L’Oms ha valutato che Covid-19 può essere caratterizzata come una pandemia. Non abbiamo mai visto una pandemia di un coronavirus, questa è la prima. Ma non abbiamo mai visto nemmeno una pandemia che può, allo stesso tempo, essere controllata”.

Da questo momento sarà l’Oms ha dettare le linee guida per impedire l’ulteriore diffusione del virus nel mondo. Potranno dunque intervenire gli esperti chiedendo ai Paesi misure anche drastiche per fermare la pandemia. L’Italia, essendo il terzo Paese al mondo per numero di contagi dopo Cina e Corea del Sud, potrebbe essere tra i primi a doverlo fare.

La dichiarazione di pandemia fa seguito a due scenari ormai certi: la rapida diffusione tra le persone ed il concreto rischio di decesso. Walter Ricciardi dell’Oms, consigliere per il coordinamento con le istituzioni sanitarie internazionali del ministro della Salute Roberto Speranza, aveva in precedenza spiegato quello che sarebbe potuto accadere: “Con la dichiarazione dello stato pandemico l’Oms può mandare i suoi operatori in loco, come fanno i caschi blu dell’Onu e chiedere ai singoli Paesi di adottare misure di mitigamento, come il fermo di alcune attività o dei trasporti anche via terra”. Tuttavia, ha sottolineato l’esperto, non c’è obbligo, “ma il non rispetto delle disposizioni equivarrebbe alla mancata applicazione di norme internazionali, che implica l’applicazione di sanzioni”.