Ganimede fotografato da JUNO: ecco come appare la luna più grande del Sistema Solare

La sonda della NASA ci mostra le caratteristiche della satellite naturale di Giove.

Una particolare manovra orbitale ha consentito alla sonda della NASA Juno di fotografare la più grande luna orbitante nel nostro Sistema Solare. Si tratta di Ganimede. Una manovra perfettamente eseguita quella di Juno che ha consentito alla sonda di sorvolare, il 26 dicembre 2019, il polo nord del satellite, ad una distanza di 100 mila chilometri. Con 300 immagini e 20 mila spettri infrarossi realizzati in poche ore, la superficie della lontana luna gioviana appare più chiara, soprattutto le regioni di alta latitudine settentrionale, fino ad oggi ancora misteriose.

La luna gioviana, di 5.262,4 chilometri, si compone essenzialmente di ghiaccio d’acqua. Le dimensioni del corpo celeste consentono la presenza di un campo magnetico dipolare, simile a quello terrestre. Anche Ganimede è esposto alla precipitazione di particelle cariche, un fenomeno all’origine di aurore boreali. La mancanza di un’atmosfera, però, fa precipitare le particelle fino alla superficie producendo una sorta di ”aurora solida”. Nelle foto scattate da JUNO si nota l’irregolarità della superficie del satellite ghiacciata. Le foto sono state pubblicate in colori tipici della luce visibile per consentire all’occhio dell’uomo di ammirarne i vari dettagli. Uno spesso strato di silicati e ghiaccio d’acqua compone la parte più esterna del corpo celeste, mentre gli strati interni sono occupati da un nucleo di ferro fuso. E’ possibile che l’interno dell’oggetto nasconda un oceano di acqua salata, a 200 chilometri di profondità, compreso tra due strati di ghiaccio. La superficie si caratterizza per due tipologie di terreno: le aree scure, antiche e fortemente craterizzate, risalenti a 4 miliardi di anni fa e che ricoprono un terzo della luna e le aree più chiare, più recenti, molto accidentate, con numerose scarpate. La presenza di striature, visibili nelle aree chiare, non è ancora chiara, ma potrebbero rappresentare il risultato dell’attività tettonica prodotta dal riscaldamento mareale derivante dall’attrito causato al suo interno dall’attrazione di Giove.