Eruzione Vesuvio: per gli esperti il gigante non si sveglierà nel prossimo secolo

Il Vesuvio, uno dei vulcani attivi più famosi al mondo e pericolosi d’Europa. Uno studio spiega quando erutterà‎

Vesuvio
Fonte: Freeimages Pepe2000

Come ben sappiamo sua maestà Vesuvio è attualmente uno dei vulcani attivi più pericolosi d’Europa e più famosi al mondo. Alle sue pendici ci abitano oltre 3 milioni di persone, e sia in epoca storica che preistorica, è stato protagonista di tante eruzioni esplosive che hanno raso al suolo interi insediamenti e città limitrofe. Ben quattro sono le eruzioni studiate, che riguardano: quella di Avellino di 3.950 anni fa, considerata uno degli ‘scenari peggiori’ per eventuali future eruzioni e quella del 79 d.C. che seppellì per intero le città di Pompei e di Ercolano. Ma adesso la domanda sorge spontanea: il Vesuvio quando si risveglierà e quanto sarà pericolosa la sua eruzione?

Un gruppo di ricercatori dell’ETH di Zurigo (Politecnico federale considerato tra i più prestigiosi e più importanti centri di ricerca al mondo), insieme alla collaborazione con ricercatori italiani, hanno messo sotto esame le quattro più grandi eruzioni del Vesuvio negli ultimi 10.000 anni, andando a valutare e studiare più da vicino se un evento eruttivo distruttivo potrebbe rivelarsi nel prossimo futuro. Tra le eruzioni quella sub-pliniana del 472 d.C. pur essendo la più piccola rispetto alle altre studiate, risulta di dimensioni simili a quella accaduta di recente a Tonga.

Nello studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, i ricercatori a lavoro tra cui l’autore principale Jorn-Frederik Wotzlaw e il professore dell’ETH di Zurigo Olivier Bachmann, hanno evidenziato l’età dei cristalli di gramato che si trovano nei depositi vulcanici. Tale minerale si forma dal magma mentre è immagazzinato nella camera magmatica nella crosta superiore situata sotto il Vesuvio, ricco di granato.

I ricercatori, per le due eruzioni preistoriche, i ricercatori hanno rivelato che il magma fonolitico era presente nella camera per circa 5.000 anni. Prima delle eruzioni nel periodo storico, è rimasto immagazzinato in questo serbatoio solamente per 1.000 anni. Il tempo secondo cui il magma fonolitico è rimasto nella camera crostale superiore va a coincidere con i periodi di quiescenza del Vesuvio. Come sostiene il professor Bachmann: “Pensiamo che sia probabile che un grande corpo di magma fonolitico nella crosta superiore abbia bloccato la risalita di magma più primitivo e più caldo da serbatoi più profondi. Il Vesuvio ha un sistema idraulico piuttosto complicato”.‎

L’autore dello studio Wotzlaw ha spiegato che: “L’ultima grande eruzione nel 1944 è ora quasi 80 anni fa, che potrebbe essere l’inizio di un prolungato periodo di quiescenza durante il quale il magma differenziato può accumularsi. Tuttavia, un’eruzione pericolosa paragonabile a quella del 79 d.C. probabilmente ha bisogno che il periodo di quiescenza duri molto più a lungo”.

Bachmann aggiunge: “Ecco perché pensiamo che sia più probabile che una grande eruzione esplosiva del Vesuvio si verifichi solo dopo un periodo quiescente durato per secoli”.

Ad ogni modo sia il Vesuvio che i Campi Flegrei sono costantemente monitorati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che osserva ogni terremoto avvenuto intorno ai vulcani, ogni emissione di gas dalle fumarole e monitora la deformazione del suolo, indicatori delle attività sotterranee.