Andare su Marte in 45 giorni? Il progetto degli scienziati canadesi

Attraverso un sistema di propulsione a laser, la sonda riuscirebbe a raggiungere il pianeta rosso in tempi notevolmente ridotti.

Andare su Marte in tempi ”ragionevoli”, potrebbe essere possibile. A renderlo noto è un team di scienziati della McGill University (Montreal, Canada) che hanno presentato lo studio di un sistema di “propulsione laser-termica” che consentirebbe all’uomo di raggiungere il pianeta rosso in soli 45 giorni. Un notevole accorciamento dei tempi previsti dalla NASA, quello degli ingegneri della McGill che ritengono che, con il loro sistema, sia possibile ridurre il viaggio a poco più di sei settimane. Tutto ciò grazie alla propulsione ad energia diretta che vede l’utilizzo di grandi laser sparati dalla Terra per fornire energia a una camera di riscaldamento ad idrogeno sulla navicella spaziale. In questo modo la navicella spaziale accelererebbe rapidamente nella fase iniziale del viaggio, soprattutto mentre si trova vicino al nostro pianeta raggiungendo velocità elevatissime. Per l’atterraggio, il veicolo principale viene rilasciato e il resto della nave viene riportato sulla Terra in modo che possa essere riciclato per il prossimo lancio. Il sistema utilizza raggi laser per spingere un veicolo nello spazio profondo a velocità relativistiche, una frazione della velocità della luce. Più potente è il laser, più veloce sarà l’accelerazione del veicolo spaziale. L’idea della propulsione a energia diretta era stata precedentemente proposta da altri scienziati in un progetto che prevedeva, anche in questo caso, l’utilizzo di laser. Allora l’obbiettivo era di inviare piccole sonde verso la stella nana rossa Proxima Centauri e i suoi pianeti.

“Eravamo interessati a come la stessa tecnologia laser potesse essere utilizzata per il transito rapido nel Sistema Solare”, ha affermato Emmanuel Duplay, autore principale dello studio. Il veicolo spaziale concettuale, creato dal team, richiederebbe una serie di laser da 100 megawatt e di diametro superiori ai 10 metri.Il nostro sistema utilizzerebbe un flusso laser molto più intenso sulla navicella spaziale per riscaldare direttamente il propellente, in modo simile a una gigantesca caldaia a vapore”, ha detto spiegato. L’ingegnere ha sottolineato, inoltre, come “sarebbe necessario lo sviluppo di materiali ad alta temperatura che consentano alla navicella di disintegrarsi contro l’atmosfera marziana all’arrivo“. Il problema è che queste tecnologie sono ancora allo stadio iniziale e sono state sviluppate solo a livello teorico, quindi potrebbero non essere pronte per il prossimo decennio. Ma i tempi non fanno paura ai tecnici. “La camera di riscaldamento laser è probabilmente la sfida più grande del nostro secolo. Si tratterebbe di un traguardo storico”, conclude Duplay.