Volontario con il metal detector porta alla luce un vaso ricolmo di 1290 monete romane

Una scoperta record quella realizzata da un volontario, con il metal detector, in Svizzera.

Avvenuta negli ultimi mesi dell’anno scorso, la scoperta è stata resa nota poche ore fa per motivi di riservatezza e per consentire un’esplorazione più efficace dell’area intorno al luogo del ritrovamento. A fare il ritrovamento è stato un archeologo volontario che stava analizzando, con il metal detector, l’area vicino ad un castello di origine medievale. Lo strumento ha consentito all’esperto di individuare, nel terreno, un vaso in ceramica con ben 1290 monete preziose, risalenti all’epoca di Costantino. Imperatore romano dal 306 al 367, Costantino approvò una serie di riforme che favorirono la diffusione del cristianesimo. Tra le sue decisioni più importanti rientra la riorganizzazione dell’amministrazione e dell’esercito, la creazione di una nuova capitale a oriente, ovvero Costantinopoli, e la promulgazione dell’Editto di Milano sulla libertà religiosa.

Composto da ben 1.290 monete, composte soprattutto in rame, il tesoro è stato scoperto a Bubendorf, un piccolo comune di 4.440 abitanti della Svizzera centrosettentrionale. Daniel Lüdin, autore della ricerca, si trovava in un bosco, non distante dal castello medievale, quando il metal detector ha indicato una cospicua presenza di metallo nel sottosuolo. L’uomo ha rimosso la terra rendendosi subito conto dell’importanza della scoperta. Avvertiti i responsabili del servizio archeologico di Basilea, gli esperti hanno provveduto subito al recupero del vaso e all’analisi degli elementi circostanti per comprendere cosa si trovasse, all’epoca, nel luogo del ritrovamento. Dagli studi è emerso che la scoperta è stata realizzata all’intersezione del confine di tre possedimenti romani. Pertanto non è escluso che nell’area sorgesse un piccolo tempio o un’edicola religiosa dove venivano depositate, in offerta, le monete. Analizzate attraverso una tac, che ha consentito di vederne il contenuto, senza alterarne la disposizione, le monete sembravano divise in due blocchi da una pezza di cuoio. Secondo i calcoli degli esperti il valore del deposito ammontava ad uno stipendio che un legionario avrebbe ricevuto in due mesi.