Cervello: individuata una struttura di allarme che fa scattare la paura, ecco lo studio

Una nuova ricerca del Salk Prof Sung Han ha scoperto un percorso molecolare che seleziona immagini, suoni e odori minacciosi in un unico messaggio. Lo studio potrebbe portare a nuove terapie per i disturbi legati alla paura.

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Fonte: Twitter/@salkinstitute

Tutti sappiamo cosa è la paura, e che il nostro cervello la attiva per un meccanismo di difesa, altrimenti vivremmo senza limiti mettendo a rischio la nostra vita. Ma come funziona? Da oggi sappiamo cosa succede al nostro cervello e qual è il sistema d’allarme che si attiva per segnalare la paura.

A offrire una spiegazione di ciò che accade sono stati i ricercatori del Salk Institute attraverso i loro studi pubblicati sulla rivista Cell Reports, spiegando che la responsabile è una molecola chiamata Cgrp   la quale attiverebbe precisi circuiti indicando vari stimoli come pericolosi, quali ad esempio immagini, sapori, suoni e odori.

Nei precedenti studi sull’argomento si era evidenziato che questi stimoli compivano diversi percorsi, oggi invece gli scienziati hanno trovato un’unica strada facilitando così le possibili cure a malattie legate alla paura quali la sindrome post-traumatica da stress, o anche i disturbi dovuti a ipersensibilità come autismo, emicrania e fibromialgia.

Sullo studio leggiamo: “Per sopravvivere in natura, gli animali devono reagire rapidamente al pericolo rilevando informazioni avverse da molteplici modalità sensoriali, come l’ombra di un’aquila o il suono di un serpente a sonagli. Si ritiene che gli stimoli di minaccia multisensoriale vengano rilevati ed elaborati in parallelo da un’ampia gamma di stazioni di ritrasmissione”.

Con uno studio condotto sui topi, sono risaliti a due percorsi distinti che recapitano gli stimoli sensoriali negativi fino all’amigdala, che è “una regione del cervello candidata per l’integrazione delle informazioni multisensoriali sulle minacce, una nota struttura limbica cruciale per avviare risposte comportamentali a stimoli ambientali e formare memorie associative”. Entrambi sono necessari per dare vita ai ricordi che tengono lontani dai pericoli.

Il coordinatore dello studio Sung Han ha spiegato: “Anche negli esseri umani le stesse regioni del cervello esprimono abbondanti quantità di Cgrp. Ciò suggerisce che i circuiti potrebbero essere coinvolti in disturbi psichiatrici legati alla percezione delle minacce”.