Alzheimer: al via i test di uno spray nasale in grado di proteggere i neuroni

Primi test positivi al Besta e al Mario Negri di Milano sullo spray nasale.

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Fonte: Twitter/@RespiroNews

Uno spray nasale contro l’Alzheimer? Incredibile ma vero, è quanto hanno sperimentato i ricercatori della Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri sui topi. Hanno sviluppato una molecola che inibisce l’accumulo della proteina beta amiloide, responsabile della demenza, proteggendo i neuroni dai suoi effetti tossici.

Già da qualche anno è allo studio uno spray per contrastare gli effetti devastanti di una delle malattie peggiori,quella che ti toglie i ricordi, e nel precedente studio la professoressa di Gerontologia e geriatria alla Wake Forest Baptist Suzanne Craft,  autrice principale, ha ammesso: L’Alzheimer è una malattia devastante, per cui anche piccoli vantaggi terapeutici hanno il potenziale di migliorare la qualità della vita e ridurre significativamente l’onere complessivo per i pazienti, per le famiglie e per la società”.

Mentre oggi Fabrizio Tagliavini e Giuseppe Di Fede, neurologi del Besta, spiegano: “Gli esperimenti hanno dimostrato che la somministrazione per via intranasale del peptide, in una fase precoce della malattia, è efficace nel proteggere le sinapsi dagli effetti neurotossici della beta amiloide oltre che nell’inibire la formazione di aggregati della stessa proteina, responsabili di gran parte dei danni cerebrali nell’Alzheimer, e nel rallentare il deposito della beta amiloide sotto forma di placche nel cervello. Inoltre, il trattamento sembrerebbe non indurre eventi collaterali che derivano da un’anomala attivazione del sistema immunitario, riscontrati in altre potenziali terapie per l’Alzheimer. Questi effetti multipli costituiscono pertanto una combinazione apparentemente vincente nell’ostacolare lo sviluppo della malattia nei topi”.

E Mario Salmona, biochimico dell’Istituto Mario Negri aggiunge: “Gli ulteriori vantaggi di questa strategia riguardano i bassi costi di produzione del piccolo peptide, in confronto agli elevatissimi costi di altri approcci terapeutici potenziali per l’Alzheimer come gli anticorpi monoclonali, la semplicità e la scarsa invasività del trattamento per via intranasale, peraltro già usato con successo per altre categorie di farmaci”.