Salute: la sostituzione della carne rossa con funghi abbatte il rischio di cancro all’intestino

Gli esperti inglesi hanno dimostrato che sostituire la carne rossa con un alimento alternativo a base di funghi riduce l’incidenza del cancro al colon-retto.

Una nuova ricerca ha dimostrato come la sostituzione della carne rossa con funghi può prevenire lo sviluppo del cancro all’intestino, una delle forme tumorali più aggressive. La carne rossa e soprattutto la lavorata, come quella contenuta negli insaccati e negli affettati – è associata allo sviluppo di tumori, soprattutto quello al colon-retto, per l’aumento delle genotossine. E non a caso nel 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classificò la carne rossa non trattata “probabilmente cancerogena per l’essere umano”, mentre quella lavorata è stata indicata come “cancerogena”. La ricerca, dal titolo, “Discovery and features of an alkylating signature in colorectal cancer” realizzata da un team di scienziati del Dana-Farber Cancer Institute di Boston ha invece dimostrato come l’alto consumo di carne, sia lavorata che non, provoca un danno al DNA chiamato alchilazione. Di conseguenza l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato di diminuire radicalmente il consumo di carne rossa. Ora, un nuovo studio ha determinato come la sostituzione con un altro alimento ricco di micoproteine può portare ad una riduzione del pericolo di sviluppare il tumore all’intestino. A renderlo noto è un team di studiosi inglesi guidato da scienziati del Dipartimento di Scienze Applicate dell’Università di Northumbria di Newcastle e di Marlow Foods. Gli esperti, guidati da Daniel Commane, docente di Scienze della Nutrizione all’ateneo britannico, sono giunti alla conclusione dopo aver fatto uno studio randomizzato e in cieco in cui con il coinvolgimento di venti persone, tutti adulti maschi fra i 18 e i 50 anni. I volontari hanno seguito un regime dietetico in un periodo di due mesi: nelle prime 2 settimane hanno consumato 240 grammi di carne rossa e lavorata ogni giorno e nelle ultime due settimane si sono alimentati di 240 grammi di del fungo Fusarium venanatum. Tra i due periodi hanno trascorso un periodo di un mese di dieta disintossicante per liberare il corpo dai composti prodotti dall’eccessivo consumo di carne rossa e lavorata.

Durante le due fasi gli esperti hanno studiato i campioni di feci e urina dei componenti, osservando che nella fase di alimentazione micoproteica la concentrazione di genotossine, come il p-cresolo e le sostanze del gruppo nitroso (NOC) – erano notevolmente abbassati. D’altro canto, l’alimentazione basata sul consumo di carni rosse aveva fatto crescere la genotossicità fecale e l’escrezione di composti nitrosi, fattori associati allo sviluppo di un carcinoma colorettale. Commane e colleghi hanno scoperto, inoltre, altri benefici. Un’alimentazione ricca di micoproteine ha provocato un aumento di batteri intestinali “buoni” come Lactobacilli, Roseburia e Akkermansia, che proteggono “dai tumori indotti da sostanze chimiche, infiammazioni e cancro intestinale”, come indicato nel comunicato stampa. Un’alimentazione a base di carne rossa ha invece provocato un aumento di batteri Oscillobacter e Alistipes, correlato al cancro, alle patologie cardiache, obesità e altre condizioni di salute. Le micoproteine del fungo hanno, invece, anche favorito l’escrezione di acidi grassi a catena corta. “La ricerca ha dimostrato che questa mutazione nell’alimentazione produce un significativo calo della genotossicità e una crescita dei microbi intestinali benefici. I dati suggeriscono quindi che questa fonte proteica ad alto contenuto di fibre può fornire una buona alternativa alla carne nel contesto della salute intestinale ed aiuta a diminuire il tumore all’intestino a lungo termine”, ha spiegato Commane. Lo scienziato ha ribadito l’importanza di seguire le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul consumo di carne, sottolineando i vantaggi della micoproteina in termini di apporto proteico e fibre, oltre alla minor concentrazione di grassi saturi e l’assenza di colesterolo.