Cannoni in ferro e un’ancora in una nave affondata nel Rinascimento. Pirati o naufragio?

La scoperta in provincia di Agrigento.

Un’ancora e alcuni cannoni in ferro sono stati scoperto al largo di San Leone, in provincia di Agrigento. Secondo i primi dati sembra si possa trattare dei resti di una nave commerciale armata, forse risalente al tardo rinascimento, sommersa a circa quindici metri di profondità. Il recupero è stato effettuato dalla Soprintendenza del Mare, attraverso il consorzio Ganosis con la Guardia Costiera e il Nucleo tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri. I reperti riportati a riva, che si aggiungono a quelli già scoperti nel 2007, saranno oggetto di restauro.

Tra i reperti portati a riva in precedenza, anche alcuni pani di zolfo, c’è anche un raro documento proveniente da una nave usata trasportare materiali da una delle miniere che già allora si trovavano nell’area dell’agrigentino. L’elemento che desta maggiore curiosità tra gli esperti è la presenza di tracce che testimoniano una lunga attività durata per un periodo di tempo significativo, fino alla fine del XIX secolo quando fu abbandonata. Il tutto rappresenta un unicum nell’archeologia, perché coinvolge un periodo che va dall’età protostorica fino all’età industriale. In epoca moderna, lo zolfo veniva estratto per essere trasportato nei porti di Agrigento e Marina di Palma, dove giungevano anche i carichi di altre aree produttive. Il tratto di costa che dalla foce del fiume Naro si collega da un lato a quella che oggi è Porto Empedocle e dall’altro al porto di Licata, era molto rischioso per la navigazione per la presenza di un fondale ostico alla navigazione e per la presenza di pirati. Dal lato occidentale, l’altro importante porto dal quale partiva lo zolfo era quello di Porto Empedocle. Può essere perciò ipotizzabile che la nave armata, partita dal porto di Girgenti o da Marina di Palma con il suo carico, sia affondata nei presso dello Scoglio Bottazza, un’area celebre fino ad oggi per il numerosi affondamenti.