Il Mistero della Maestria Marittima di H. erectus

Homo erectus
None (Rick Neves/Shutterstock.com)

Gli archeologi stanno attualmente dibattendo se i nostri antenati più enigmatici possedessero il linguaggio. Alcuni ritengono che le tracce di una specie umana estinta su isole remote suggeriscano la capacità di costruire barche e navigare, abilità che richiedono una comunicazione avanzata. Tuttavia, una nuova analisi ha individuato lacune significative in questa teoria, concludendo che l’idea non regge.

H. erectus è apparso nel record archeologico circa 2 milioni di anni fa, diffondendosi in Eurasia prima di scomparire poco più di 100.000 anni fa. Si è ipotizzato che questa specie abbia raggiunto isole come Flores nell’Oceano Indiano e Creta nel Mediterraneo, ispirando la teoria della maestria marittima. Tuttavia, il professor Rudolf Botha, esperto di linguistica all’Università di Stellenbosch, solleva dubbi su queste ipotesi.

Botha mette in discussione l’idea che H. erectus abbia mai raggiunto Creta, sottolineando la mancanza di fossili dell’antica specie sull’isola. Anche se alcuni utensili in pietra cretesi sono stati attribuiti con cautela a H. erectus, alcuni studiosi ritengono che potrebbero essere stati realizzati dai Neanderthal. Per quanto riguarda Flores, i resti umani più antichi appartengono a Homo floresiensis, simile a un Hobbit, che potrebbe discendere da H. erectus o da altri ominidi.

Botha suggerisce che H. erectus potrebbe essere giunto accidentalmente a Flores su zattere naturali, anziché costruire barche deliberatamente. L’autore dello studio conclude che non ci sono prove sufficienti per dimostrare che la specie abbia navigato verso queste isole. L’uso dell’Inferenza Nautica come base per il linguaggio di H. erectus è quindi considerato difettoso.

Altri ricercatori indicano le tattiche collaborative di scavo di H. erectus come prova dell’uso del linguaggio, mentre la capacità di creare utensili simmetrici e le dimensioni del cervello suggeriscono un’intelligenza sufficiente per la comunicazione. Lo studio è stato pubblicato sul Cambridge Archaeological Journal.

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