Scoperta dell’Alicella gigantea nelle profondità oceaniche
Nelle misteriose e affascinanti profondità degli oceani, si cela un crostaceo di dimensioni straordinarie, noto come Alicella gigantea. Questa specie rappresenta il più grande anfipode conosciuto, un gruppo di crostacei simili a gamberi. Mentre la maggior parte degli anfipodi misura meno di un dito, A. gigantea si distingue per la sua imponente grandezza, raggiungendo lunghezze di ben 34 centimetri. Recenti osservazioni hanno dimostrato che questo organismo è raramente avvistato dagli esseri umani, rendendolo un soggetto di grande interesse per la ricerca scientifica.
Nuove scoperte sulla distribuzione di A. gigantea
Fino a poco tempo fa, si pensava che A. gigantea fosse estremamente rara, con pochi avvistamenti documentati. Tuttavia, nuove ricerche suggeriscono che questa specie potrebbe essere molto più diffusa di quanto si pensasse inizialmente. Secondo studi recenti, A. gigantea potrebbe occupare addirittura il 59% degli oceani del pianeta. Questa apparente scarsità potrebbe derivare da un bias osservativo piuttosto che da una reale bassa densità di popolazione. La scoperta sottolinea quanto poco conosciamo della vita che abita le tenebrose profondità oceaniche.

Maroni et al., R. Soc. Open Sci., 2025
La ricerca di A. gigantea e le sfide scientifiche
La biologa molecolare marina Paige Maroni, dell’Università dell’Australia Occidentale, ha evidenziato che A. gigantea è stata raramente campionata o osservata rispetto ad altri anfipodi delle profondità marine. Solo sette studi hanno fornito dati sulle sequenze di DNA di questa specie, lasciando molte domande senza risposta riguardo alla sua demografia e dinamiche di popolazione. La mancanza di dati rende difficile comprendere appieno il ruolo di A. gigantea nell’ecosistema marino.
Habitat e condizioni estreme delle profondità oceaniche
Uno dei principali ostacoli nella ricerca di A. gigantea è il suo habitat, situato in profondità abissali e hadali, oltre i 3.000 metri sotto la superficie dell’oceano. A circa 1.000 metri di profondità, la luce solare non riesce più a penetrare, creando un ambiente di freddo estremo e oscurità totale. La pressione esercitata dall’enorme colonna d’acqua sovrastante è schiacciante, rendendo queste profondità inospitali per gli esseri umani e limitando notevolmente l’esplorazione scientifica.
Indagini sistematiche sugli avvistamenti di A. gigantea
Per approfondire la conoscenza su A. gigantea, Maroni e il suo team hanno intrapreso un’indagine sistematica sugli avvistamenti di questa specie. Hanno raccolto un totale di 195 registrazioni provenienti da 75 siti diversi negli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, a profondità che variano tra 3.890 e 8.931 metri. Inoltre, sono stati prelevati campioni per sequenziare i genomi degli esemplari, trovandoli in aree di frattura negli oceani Pacifico e Indiano. L’analisi genetica ha rivelato somiglianze tra le popolazioni di A. gigantea in mari diversi, suggerendo una connessione più forte tra gli individui di quanto si fosse precedentemente ipotizzato.
Implicazioni per la biodiversità e la ricerca marina
Questi risultati indicano che A. gigantea potrebbe prosperare nel suo habitat profondo, che i ricercatori stimano rappresenti una porzione significativa del fondale marino terrestre. Studi precedenti sugli anfipodi delle profondità marine hanno suggerito che la mancanza di pigmentazione di A. gigantea, un fenomeno piuttosto insolito per un anfipode, potrebbe essere attribuita al fatto che non ha predatori principali, facilitando così una distribuzione più ampia.
Conclusioni sulla ricerca di A. gigantea
Con l’aumento dell’esplorazione delle profondità marine, oltre i limiti dei campionamenti tradizionali, emergono sempre più prove che attestano come il più grande crostaceo delle profondità oceaniche non sia affatto raro, come afferma Maroni. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Royal Society Open Science, contribuendo a una comprensione più profonda della biodiversità che popola le misteriose e inaccessibili profondità del nostro pianeta. La continua ricerca su A. gigantea e altre specie simili è fondamentale per preservare la biodiversità marina e comprendere meglio gli ecosistemi oceanici.

Jamieson & Weston, J. Crustac. Biol., 2023