Coronavirus: la disinformazione ha causato 800 morti in tutto il mondo

Il fenomeno dell’infodemia analizzato da un team di esperti americano.

Non si contano le false notizie pubblicate, in questi mesi, durante la pandemia da coronavirus. Si tratta della cosiddetta ”infodemia”, ovvero la diffusione di informazioni errate, in questo caso sul coronavirus; un fenomeno che, secondo gli esperti dell’American Society of Tropical Medicine and Hygiene, ha provocato la morte di 800 persone in tutto il mondo. Il gruppo internazionale di ricercatori ha monitorato i social network e le pagine dei media per studiare la diffusione di tutti i tipi di disinformazione sul covid-19. Grazie al loro lavoro, gli esperti rilevato più di 2.300 pagine che diffondono voci, consigli dannosi e altre idee errate sul COVID-19, scritte in 25 lingue e in 87 paesi. Molte di queste informazioni sbagliate risultano pericolose e in alcuni casi possono essere letali.

Coronavirus: la disinformazione ha causato 800 morti in tutto il mondo

Ad esempio – scrivono i ricercatori nel loro rapporto il mito popolare secondo cui bere alte concentrazioni di alcol può disinfettare il corpo e uccidere il virus è circolato in varie parti del mondo. Questa disinformazione ha provocato 800 morti e 5.867 ricoveri, 60 persone hanno riportato una completa cecità bevendo metanolo in Iran. Per ragioni simili – continuano – 30 persone sono morte in Turchia, mentre due uomini sono deceduti in Qatar dopo aver ingerito disinfettanti a base di alcol. In India, 12 persone, cinque dei quali bambini, si sono ammalate dopo aver bevuto alcol a base di semi di datura, una pianta tossica, dopo aver visto un video che indicava la pianta ideale per aumentare l’immunità contro il covid-19“. Altre pratiche dannose evidenziate dai ricercatori e, diffuse in questi mesi in varie parti del mondo, includono l’ingestione di candeggina, urina o sterco di vacca, bere una soluzioni a base di argento e irrorare il corpo con cloro. “Non si contano le pagine che pubblicano post nei quali si spiega come il coronavirus sia un’arma biologica, prodotta in laboratorio o che è stata sviluppata per vendere vaccini o controllare la popolazione“. Il team sottolinea di aver scoperto tutte queste informazioni accedendone liberamente, motivo per cui sottolinea l’importanza, per le varie autorità nazionali, di rintracciare e neutralizzare ”l’infodemia” su internet prima che infligga danni a individui o comunità.