Chernobyl: i soldati russi contaminati dalle radiazioni nella Foresta Rossa. 26 ricoveri e 1 morto

Secondo l’Energoatom i militari sarebbero stati trasportati in Bielorussia.

Una ventina di militari russi sarebbero risultati contaminati dalle radiazioni durante l’occupazione della centrale di Chernobyl, messa sotto attacco nei primi giorni dell’invasione russa. Secondo fonti non ancora ufficiali alcuni pullman pieni di militari avvelenati si sarebbero diretti verso l’ospedale di Gomel, in Bielorussia dove alcuni dei soldati verserebbero in gravi condizioni. Per l’Energoatom, la compagnia ucraina che gestisce le centrali nucleari, uno di loro sarebbe morto e altri 26 sarebbero ricoverati mentre 73 sarebbero stati trasferiti. Nei primi giorni della guerra l’esercito russo ha attraversato la Zona di Esclusione passando per la celebre “Foresta Rossa” con mezzi pesanti e sollevando in aria polveri radioattive. L’accesso a quest’area è fortemente vietata anche agli addetti della centrale perché risulta tra le zone più contaminate in assoluto. Durante l’attraversamento della Foresta i militari russi sarebbero stati esposti ad alti livelli di radionuclidi, che potrebbe aver provocato lo sviluppo della Sindrome Acuta da Radiazioni.


Si tratta di una patologia che colpisce i soggetti che vengono esposti ad alte dosi (> 1 Gy) di radiazioni ionizzanti. Queste ultime sono in grado di rimuovere un elettrone da un atomo attraverso un processo che può innescare mutazioni nel DNA e spingere allo sviluppo di tumori. Elementi con questa energia sono i radionuclidi, isotopi radioattivi del Cesio, del Plutonio, dell’Uranio, del Polonio ed altri; tutti presenti nella Foresta, fortemente contaminata da Cesio 137 e Stronzio 90. I militari potrebbero aver respirato le polveri contaminate sollevate dal passaggio dei vari mezzi. Le radiazioni ionizzanti sono in grado di danneggiare i tessuti, a seconda della gravità, la tipologia di radiazione e l’area del corpo esposta. La contaminazione interna di radionuclidi, prodotta dalle polveri inalate, è considerata più difficile da eliminare. In ogni caso le radiazioni sono in grado di danneggiare il DNA, l’RNA e le proteine, provocare morte cellulare e stravolgere i meccanismi biologici come la proliferazione delle cellule e l’omeostasi. In caso di massiccia esposizione ai radionuclidi possono svilupparsi vari sintomi gastrointestinali come vomito, diarrea, nausea e anoressia. Nel giro di due giorni può verificarsi la perdita di coscienza, ma anche disidratazione, disorientamento, convulsioni, diarrea grave, vomito, distress respiratorio, cefalea, epilessia, necrosi intestinale, collasso fino alla leucemia.