Api di 3.000 anni, mummificate in un alveare, scoperte in Portogallo

Api mummificate, risalenti a 3.000 anni fa, sono state trovate dagli scienziati in Portogallo. Si tratta di una scoperta straordinaria tenendo conto che di solito ad essere scoperti sono i reperti fossili dei loro alveari. La specie portata alla luce sulla costa di Odemira appartiene alla tribù molto diversificata degli Eucerini, che fa parte della famiglia Apidae, con più di 32 generi in tutto il mondo. Tutte le specie del clade Eucerini sono solitarie, ma possono riunirsi in nidi congiunti. Di solito i maschi si trovano in grandi gruppi. A causa delle loro lunghe antenne, queste api sono conosciute come “api dalle lunghe corna”. Lo stato di conservazione degli animali è incredibile; ognuno in procinto di emergere dal proprio esagono al momento della mummificazione. La camera in cui sono stati ritrovati conservava, oltre agli insetti, anche la loro membrana interna, un tipo di seta generata dall’ape madre con i resti di un polline monospecifico del tipo Brassicaceae. Grazie ai dettagli anatomici è stato possibile scoprire non solo il tipo di ape, ma anche il sesso e il tipo di riserva pollinica monoflorale lasciata dalla madre quando ha costruito ciascun bozzolo.


Inizialmente, gli scienziati stavano cercando di comprendere le tracce dei cambiamenti nell’ecosistema europeo sulla costa sudoccidentale del Portogallo, nel 2019, quando si sono imbattuti nei resti delle api e nelle loro “case”. Il clade Eucera, in particolare, ha un comportamento che ha favorito la conservazione: i suoi esemplari trascorrono gran parte della loro vita gestando sottoterra, nutrendosi di polline materno ed uscendo solo quando la pianta di cui si nutrono fiorisce, solo per poche settimane all’anno. Gli insetti sono stati scansionati con la tomografia microcomputerizzata a raggi X, assicurando che i bozzoli fossero intatti. Non si sa ancora cosa abbia preservato così bene le api, ma le cause più probabili sono la mancanza di ossigeno dovuta a un’alluvione nell’alveare e il conseguente abbassamento della temperatura. Dato che c’era abbastanza polline per il cibo, il cambiamento climatico risulta essere il principale sospettato della morte di massa. La membrana dell’ape madre ha svolto un ruolo importante nella mummificazione del materiale organico, creando un ambiente anaerobico che isolava i bozzoli dalle influenze esterne. Il polimero organico impermeabile ha lasciato l’esoscheletro chitinoso delle api in un unico pezzo: il materiale simile alla cellulosa di solito si rompe rapidamente quando muoiono. Ciò che resta sono gli ichnofossili, tracce di fossili nella forma del corpo, possibili anche a causa dell’eccessivo freddo dell’epoca. Oggi in Portogallo esistono ancora 25 specie di Eucera, a dimostrazione di come la famiglia degli insetti riesca a perseverare per migliaia di anni e ad adattarsi alle diverse condizioni climatiche, cosa che avviene già oggi. Questo tipo di resistenza è ciò che gli scienziati intendono capire proseguendo lo studio del caso, che è già stato pubblicato sulla rivista scientifica Papers in Paleontology.