La pratica del bruciare la salvia: storia, benefici e controversie

Mano che tiene un mazzo di salvia bruciante

Le proprietà curative della salvia sono state affermate da oltre 4.000 anni. (Marcos Paulo Prado/Unsplash)

La pratica di bruciare la salvia, chiamata anche smudging o saging, non è una nuova moda, ma ha origini antiche nei popoli nativi americani che la utilizzavano per purificare l’energia negativa. Tuttavia, la sua popolarità tra i gruppi non indigeni ha sollevato critiche di appropriazione culturale. La salvia è un’erba aromatica con una lunga storia di utilizzo sia in medicina che in cucina. È stata utilizzata dagli antichi egizi per trattare vari disturbi e le sue proprietà curative sono state tramandate per millenni. La pratica del bruciare la salvia coinvolge il processo di bruciare piante essiccate e utilizzare il fumo per purificarsi, purificare oggetti o luoghi. Questa pratica è ancora in uso oggi tra diverse tribù indigene come i Lakota, i Chumash e i Cahuilla. Oltre ai presunti benefici spirituali, il bruciare la salvia è stato associato alla purificazione dell’aria, al miglioramento del sonno, dell’umore, dello stress e della cognizione, nonché alla consapevolezza e al sollievo dai crampi mestruali. Tuttavia, la ricerca sui benefici del bruciare la salvia è ancora agli inizi e non ci sono conclusioni concrete sulle sue proprietà medicinali. Alcuni studi hanno suggerito possibili benefici, ma ulteriori ricerche sono necessarie. È importante anche essere consapevoli delle culture e delle tradizioni indigene per evitare l’appropriazione culturale. Nonostante la mancanza di prove scientifiche, il significato culturale e spirituale della pratica del bruciare la salvia ha un valore che va oltre la scienza. È importante comprendere la tradizione e l’uso corretto della salvia se si intende praticare questa pratica.

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