La nuova teoria sulla malattia di Alzheimer: l’interazione tra proteine chiave

Una nuova teoria suggerisce che l’interazione tra la proteina talina e l’APP potrebbe essere cruciale nello sviluppo dell’Alzheimer, aprendo nuove prospettive di ricerca e terapia.

rappresentazione 3D di una sinapsi, la giunzione tra due neuroni, con blob gialli luminosi per significare il passaggio di neurotrasmettitori attraverso la fessura sinaptica
Tutto ruota attorno agli eventi che avvengono alle sinapsi, le giunzioni tra coppie di neuroni in tutto il cervello. (KateStudio/Shutterstock.com)

La malattia di Alzheimer rappresenta una delle sfide più importanti per la salute globale al giorno d’oggi. Negli ultimi anni, si è assistito allo sviluppo di trattamenti farmacologici innovativi e alla sperimentazione di terapie all’avanguardia. Tuttavia, i dibattiti sulle cause effettive della malattia continuano a infiammarsi costantemente.

Recentemente è emersa una nuova teoria che suggerisce che l’interazione tra due proteine potrebbe giocare un ruolo chiave nello sviluppo dell’Alzheimer. Secondo gli autori di uno studio appena pubblicato come preprint, questa teoria potrebbe fornire una base meccanica per comprendere la malattia.

Il team internazionale di autori ha dettagliato il processo sperimentale che li ha condotti a ipotizzare che la proteina talina, interagendo con la proteina chiave dell’Alzheimer chiamata proteina precursore dell’amiloide (APP), potrebbe svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo della malattia. Inoltre, suggeriscono che mirare a questo sistema con farmaci potrebbe essere una strategia efficace.

Il dottor Ben Goult, professore di Biologia Cellulare Meccanicistica presso l’Università di Liverpool e autore principale dello studio, ha una lunga storia di ricerca sulla proteina talina. Nel 2021, ha proposto la teoria MeshCODE, che suggerisce che i ricordi potrebbero essere memorizzati nel cervello attraverso un meccanismo simile a un computer meccanico.

Le scoperte sperimentali condotte da Goult e il suo team hanno portato alla convinzione che la talina potrebbe essere coinvolta non solo nella memorizzazione dei ricordi, ma anche nella perdita di memoria associata all’Alzheimer. L’interazione tra talina e APP è stata dimostrata sperimentalmente, aprendo nuove prospettive di ricerca.

La teoria proposta suggerisce che le proteine APP potrebbero formare una rete che connette meccanicamente i neuroni attraverso le sinapsi. Un’elaborazione corretta dell’APP è essenziale per il corretto funzionamento neuronale, mentre errori in questo processo potrebbero contribuire allo sviluppo dell’Alzheimer.

Questo studio fornisce una nuova prospettiva sulla funzione dell’APP nel cervello e sul ruolo delle placche di proteina amiloide nell’Alzheimer. Goult e il suo team ritengono che questa ricerca possa aprire nuove strade per il trattamento e la diagnosi precoce della malattia.

Anche se la teoria è ancora in fase teorica, Goult e i suoi colleghi stanno lavorando per validare sperimentalmente le loro ipotesi. L’obiettivo è quello di eseguire esperimenti sugli animali nel prossimo futuro per confermare le scoperte e sviluppare potenziali terapie.

Un aspetto cruciale dell’ipotesi è la possibilità di riadattare farmaci esistenti per contrastare l’Alzheimer. L’idea di utilizzare farmaci che agiscono sulle aderenze focali per stabilizzare la rete meccanica dell’APP rappresenta una prospettiva interessante per il futuro della ricerca.

Il percorso di ricerca di Goult sulla talina ha portato a questa nuova e audace teoria che potrebbe rivoluzionare la comprensione e il trattamento dell’Alzheimer. L’importanza di studiare le singole proteine e le loro interazioni è fondamentale per sviluppare nuove strategie terapeutiche.

Con ulteriori ricerche e validazioni sperimentali, si spera che questa teoria possa aprire nuove vie per affrontare la malattia di Alzheimer in modo più efficace. Il preprint dello studio è disponibile su bioRxiv e rappresenta un importante contributo alla ricerca nel campo della neurologia.

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