Un brillamento grande 40 volte la Terra colpisce Mercurio

Essendo in una posizione ravvicinata rispetto agli altri pianeti, Mercurio è oggetto spesso di tempeste solari.

La Terra non è l’unico pianeta esposto all’attività del Sole e ai suoi effetti. All’inizio del mese di marzo, la nostra stella ha rilasciato un’esplosione 40 volte più grande della Terra, inviando nello spazio una gigantesca nube di plasma. È possibile che il fenomeno abbia provocato aurore a raggi X su Mercurio, colpito direttamente dal fenomeno. Sembra che l’eruzione sia stata causata da un’esplosione avvenuta il 9, secondo i dati dell’osservatorio Solar Dynamics (SDO) della NASA. Quel giorno, la SDO ha individuato un grande filamento di plasma oscurato mentre esplodeva sul lato opposto del Sole. La quantità di plasma rilasciato suggerisce che l’esplosione si sia estesa una lunghezza di 500.000 chilometri. La successiva espulsione di massa coronale (CME), ha raggiunto Mercurio il giorno successivo.

Le espulsioni di massa coronale sono nubi di plasma magnetizzato e radiazioni che viaggiano rapidamente attraverso lo spazio. Pertanto, questo e altri eventi potrebbero indicare che la nostra stella ha già raggiunto il massimo solare, nome dato al picco di attività nel suo ciclo di 11 anni. Ma quella appena registrata non è stata la prima volta che Mercurio viene colpito da particelle provenienti dal Sole, e di certo non sarà nemmeno l’ultima. Il pianeta si trova a una distanza media di 58 milioni di chilometri dal Sole, pari a 0,4 unità astronomiche: ciascuna unità rappresenta la distanza tra il Sole e la Terra. Il bombardamento di particelle provenienti dal Sole ha fatto sì che Mercurio non abbia praticamente alcuna magnetosfera protettiva, il che lo rende un mondo molto esposto a questi fenomeni. Uno studio pubblicato nel 2023 ha, infatti, dimostrato che quando gli elettroni delle CME raggiungono la superficie di Mercurio, rallentano e rilasciano energia nei raggi X. Queste emissioni sono simili alle aurore boreali e australi, anch’esse causate dalle interazioni tra le particelle solari e il campo magnetico terrestre. Nel caso di Mercurio, le emissioni del recente fenomeno non sono visibili ai nostri occhi, ma possono essere osservate dagli strumenti appositi, installati sulla Terra.