Ricostruito il volto dello scheletro più completo di Neanderthal risalente a 75.000 anni fa

Allo scheletro di Neanderthal meglio conservato e completo trovato nel 21° secolo è stato dato un volto grazie alla ricostruzione facciale degli scienziati. L’antico individuo in questione era una donna, vissuta circa 75.000 anni fa e ritrovata nella grotta di Shanidar, dove la specie seppellì diversi morti nello stesso luogo per lungo tempo. La grotta di Shanidar è stata trovata negli anni ’50 nel Kurdistan iracheno e ospita numerosi resti archeologici di valore sull’uomo di Neanderthal. Tra loro si contano almeno 10 esemplari diversi, cinque dei quali sepolti nello stesso luogo, dietro una grande roccia. Il sito probabilmente aveva un significato speciale per i Neanderthal e fu utilizzato da diverse generazioni. Uno degli aspetti più controversi della grotta è che attorno ad alcuni scheletri sono stati trovati mucchi di polline, il che ha portato i ricercatori a credere che l’Homo neanderthalensis stesse onorando i propri morti: una dimostrazione di cognizione che non ci si aspettava dalla specie e che l’avvicina alle nostre pratiche culturali.

Il corpo del Neanderthal si trovava nei pressi di un monolite, con il cranio schiacciato sotto una roccia. La datazione effettuata sui denti rimanenti indicava che la morte avvenne intorno ai quarantanni, quindi probabilmente era rispettata e venerata perché considerata un’età avanzata. È stato effettuato un accurato lavoro per ricostruire il cranio appiattito, difficoltà accresciuta dal fatto che l’osso aveva la consistenza di un “biscotto bagnato nel latte”, secondo le parole dei ricercatori responsabili. Nonostante la sua fragilità, è stato possibile rimontare le parti rimanenti del cranio – soprannominato Shanidar Z – e stimare l’aspetto dell’uomo di Neanderthal. Come altri della sua specie, la donna di Shanidar aveva una grande arcata sopracciliare, un mento praticamente assente e un viso sporgente, che lascia l’impressione di un grande naso. La ricostruzione del suo volto è stata rivelata nella recente serie di documentari Netflix ”I segreti dei Neanderthal”. Anche con l’aspetto diverso, sia la ricreazione facciale che altre ricerche indicano che la differenza nella vita quotidiana non era così grande, specialmente quando vivevano con gli esseri umani moderni: molti Homo sapiens hanno lasciato discendenti ibridi della specie cugina. La questione della sepoltura dei Neanderthal è ancora controversa: avrebbero seppellito deliberatamente i morti per decenni o addirittura secoli consecutivi? O è stata solo una coincidenza? In tal caso, perché dovrebbero tornare nella stessa grotta? Ad alcune domande è stata data una risposta migliore, come quella riguardo i fiori ed il polline. Recenti prove dimostrano che le api abitavano la grotta e vi costruivano alveari, il che spiegherebbe il polline. Ci sono ancora alcuni segni della cognizione e dell’intelligenza emotiva dei Neanderthal, poiché sono state trovate ossa di un individuo disabile che avrebbe dovuto ricevere cure per tutta la vita – e le avrebbe ricevute dai suoi simili. In fondo, non erano poi così diversi da noi: sapevano tenere discorsi, meditare, produrre farina, creare arte e molto altro ancora.