Scoperta allarmante sulle microplastiche nel cervello umano
Un recente studio ha rivelato che i campioni di cervello post-mortem raccolti nell’ultimo anno presentano una quantità di microplastiche significativamente superiore rispetto a campioni analoghi prelevati quasi dieci anni fa. Questa scoperta, condotta dal ricercatore Alexander Nihart dell’Università del New Mexico e dal suo team, suggerisce che le microplastiche si accumulano nei nostri organi vitali nel tempo.
Produzione globale di plastica e contaminazione ambientale
Dal 1950 al 2019, la produzione globale di plastica ha raggiunto circa 9 miliardi di tonnellate metriche, utilizzate in una vasta gamma di prodotti. Tra questi troviamo:
- Imballaggi monouso
- Contenitori per alimenti
- Giocattoli
- Abbigliamento
- Mobili da giardino
Gran parte di questo materiale si è frantumata in particelle sempre più piccole, generando una polvere fine che si disperde in tutto il pianeta. Le micro- e nanoparticelle ora contaminano ogni angolo del nostro ambiente, dai resti archeologici alle feci umane, fino alle fosse oceaniche più profonde.
Rischi per la salute legati alle microplastiche
Nonostante le evidenze suggeriscano potenziali rischi per la salute, gli effetti a lungo termine delle microplastiche nei tessuti umani rimangono poco chiari. Alcuni studi hanno già stabilito legami tra la presenza di microplastiche e problematiche di salute, tra cui:
- Rischio di nascite premature
- Vasi sanguigni bloccati nei cervelli dei topi
- Decessi legati agli additivi presenti nelle plastiche
Analisi dei campioni di tessuto umano
Nihart e i suoi colleghi hanno analizzato campioni di tessuto provenienti da 52 corpi umani sottoposti ad autopsia nel 2016 e nel 2024. I risultati hanno rivelato che i campioni di cervello presentavano concentrazioni di microplastiche fino a 30 volte superiori rispetto a quelli di fegato e reni. Questo dato è sorprendente, considerando il ruolo cruciale di fegato e reni nel filtrare i rifiuti nel corpo.

Aumento delle concentrazioni di microplastiche nel tempo
Un confronto con campioni di cervello raccolti tra il 1997 e il 2013 ha mostrato un chiaro aumento delle concentrazioni di microplastiche nel tempo. Le concentrazioni di plastica nei tessuti analizzati non sembrano essere influenzate da fattori come età, etnia o causa di morte. Tuttavia, è stata riscontrata una correlazione tra livelli più elevati di plastica e diagnosi di demenza.
Richiesta di ulteriori studi sulle microplastiche
Nihart e il suo team si uniscono a un crescente numero di ricercatori che chiedono ulteriori studi sugli effetti delle microplastiche sulla salute umana. Nel frattempo, la produzione di plastica continua a crescere, e con essa l’assorbimento di frammenti di plastica da parte della popolazione. Adam Hanieh, ricercatore di sviluppo globale all’Università di Exeter, prevede che entro il 2040 le plastiche rappresenteranno fino al 95% della crescita netta della domanda di petrolio.
Questa ricerca, pubblicata su Nature Medicine, contribuisce a un dibattito sempre più urgente sulla salute pubblica e sull’ambiente.
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