Nuove scoperte sulle proteine tau nella malattia di Alzheimer

Scoperte innovative nella sintesi delle proteine tau e il loro impatto sulla ricerca neurodegenerativa.

La malattia di Alzheimer e le proteine mal ripiegate

La malattia di Alzheimer è una delle patologie neurodegenerative più diffuse e gravi, caratterizzata dalla presenza di aggregati nocivi di proteine mal ripiegate. Queste proteine subiscono deformazioni strutturali che compromettono le loro funzioni vitali. Recentemente, un team di scienziati ha fatto un’importante scoperta, riuscendo a sintetizzare in laboratorio per la prima volta queste forme alterate di proteine tau. Questo progresso rappresenta un passo significativo verso l’accelerazione della ricerca per lo sviluppo di trattamenti efficaci contro malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. La comprensione dei meccanismi alla base di queste malformazioni è cruciale per trovare soluzioni terapeutiche innovative.

Il ruolo delle proteine nel nostro organismo

Le proteine sono molecole fondamentali per il corretto funzionamento del nostro organismo, poiché svolgono ruoli essenziali in numerosi processi biologici. Esse si piegano in strutture tridimensionali specifiche per poter svolgere le loro funzioni. Tuttavia, in alcuni casi, possono verificarsi ripiegamenti errati, dando origine a proteine malformate. Queste proteine, pur non essendo prioni nel senso tradizionale del termine, possono comportarsi in modo simile, inducendo le molecole circostanti a modificare il loro comportamento. Le proteine tau mal ripiegate, ad esempio, hanno la capacità di favorire la formazione di grovigli noti come fibrille, che sono associati a gravi danni neuronali.

Fibrille formate
Fibrille formate da proteine sintetiche simili a prioni. Songi Han/Università Northwestern

Le sfide nella ricerca sulle proteine tau

Una delle questioni ancora irrisolte nel campo della ricerca è il motivo per cui queste malformazioni simili a prioni si verifichino nelle proteine tau e quali strategie possano essere adottate per prevenirle. Recenti studi condotti da ricercatori della Northwestern University in Illinois e dell’Università della California, Santa Barbara, hanno portato alla creazione di un frammento di proteina tau che si comporta secondo le dinamiche tipiche dei prioni. Questo “mini prione” è associato a una mutazione legata alla neurodegenerazione e rappresenta un avanzamento significativo nella simulazione e nel monitoraggio della progressione della malattia. Gli autori dello studio affermano che questa versione mini è più facile da controllare, mantenendo tutte le funzioni della versione completa.

Il processo di ingegneria chimica e le scoperte

Il team di ricerca ha impiegato un meticoloso processo di ingegneria chimica per sviluppare il proprio mini prione, sottoponendolo a una serie di esperimenti e simulazioni per studiare il comportamento della proteina tau nel tempo. Già dai primi risultati, il frammento di tau sintetico ha fornito nuove e preziose intuizioni. I ricercatori hanno osservato che una mutazione nella proteina altera la struttura dell’acqua circostante, un cambiamento che potrebbe influenzare il comportamento di mal ripiegamento. “L’acqua, pur essendo una molecola fluida, presenta comunque una certa struttura”, ha spiegato Han. “La mutazione nel peptide potrebbe portare a un’organizzazione più ordinata delle molecole d’acqua attorno al sito di mutazione, influenzando così le interazioni del peptide con altre molecole, favorendo la loro aggregazione”.

Prospettive future nella ricerca sulle malattie neurodegenerative

Sebbene gli scienziati non abbiano ancora confermato se i filamenti di tau siano il principale fattore scatenante di malattie come l’Alzheimer, è evidente che essi rappresentano uno dei principali meccanismi che contribuiscono alla progressiva deformazione delle proteine. Attualmente, i campioni di proteina tau mal ripiegata vengono estratti da cervelli post-mortem, ma la loro disponibilità è limitata e la loro composizione può variare notevolmente tra individui affetti da malattie neurodegenerative. La creazione di modelli di prioni tau sintetici, controllabili e modificabili in laboratorio, elimina questo collo di bottiglia, accelerando così il processo di studio delle anomalie cerebrali e delle possibili strategie terapeutiche. “Sviluppare frammenti di tau auto-propaganti che possano ricreare la struttura delle fibrille e il mal ripiegamento specifico per ciascuna malattia tauopatica è un passo cruciale per migliorare la nostra comprensione e modellizzazione di queste complesse patologie”, ha concluso Han. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).