Cerere: molecole organiche sul pianeta nano, la clamorosa scoperta italiana

Fu scoperto il 1 gennaio del 1801 dall’astronomo italiano Giuseppe Pazzi che lo chiamò Cerere Ferdinandea, in onore di Ferdinando IV di Borbone. Oggi le strade della ricerca italiana si intersecano di nuovo con l’asteroide della Fascia Principale. Un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica ha appena pubblicato una ricerca sulle pagine di Science in grado di stravolgere l’immagine che abbiamo del corpo celeste. Cerere non più, ai nostri occhi, un oggetto freddo e inerte, ma un interessante corpo celeste, in grado di ospitare molecole organiche. Si tratta di composti alifatici, ovvero di idrocarburi; sostanze osservate dai ricercatori grazie alle immagini della sonda Dawn.

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Cerere: molecole organiche sul pianeta nano, la scoperta italiana

La scoperta è davvero clamorosa per il semplice fatto che mai, fino ad ora, erano state osservate simili concentrazioni di composti alifatici, veri e propri mattoni per la nascita di molecole coinvolte nei processi biologici, su un corpo celeste del Sistema Solare. L’area di Cerere, ricoperta da queste sostanze, è di oltre mille chilometri quadrati, ed è in prossimità del cratere Ernutet. Ma come è arrivato il materiale organico su Cerere? Sono due le possibilità individuate dagli esperti: l’impatto con un altro corpo celeste ricco di queste sostanze o lo sviluppo delle stesse sulla superficie di Cerere. Per ora gli esperti propendono per la seconda teoria individuando la genesi dei composti organici nell’attività idrotermale.