Covid, Crisanti: “Mie parole hanno toccato nervo scoperto. Vaccino? Non me lo faccio”

Crisanti ha ribadito di non essere intenzionato a fare il vaccino anti Covid “sulla base delle conoscenze che abbiamo oggi” aggiungendo che le sue dichiarazioni “hanno toccato un nervo scoperto”.

Il direttore di microbiologia e virologia all’Università di Padova è intervenuto nuovamente per rispondere a critiche e attacchi di questi giorni che hanno fatto seguito alle sue dichiarazioni relative al vaccino contro Coronavirus e alla sua intenzione di non farlo. Una decisione che ha ribadito nuovamente nel corso della sua lunga replica, una lettera pubblicata dal Corriere della Sera: “La mia dichiarazione ha toccato un nervo scoperto – ha spiegato – Senza strumenti per controllare l’epidemia a meno di affidarsi a severe misure restrittive e senza una linea di difesa contro una seconda e possibile terza ondata, le opzioni a disposizione sono drammaticamente ridotte. A questo punto tutte le speranze sono riposte nel vaccino come la pioggia per un popolo assetato nel deserto. Questo non giustifica la demonizzazione di chi possa avere dubbi, di chi chiede spiegazioni e di chi chiede trasparenza. Continuare su questa strada è il modo migliore per alimentari sospetti e fornire argomenti a chi si oppone all’uso dei vaccini“.

In merito ai vaccini in arrivo Crisanti ha sottollineato che il giudizio da lui espresso era “un concetto di buon senso che non esprimeva alcun giudizio negativo sulla bontà del vaccino né tantomeno metteva in discussione la validità della vaccinazione“. E che la sua dichiarazione era “ispirata dalla modalità con cui le aziende produttrici hanno comunicato i risultati raggiunti senza accompagnarli ad una adeguata informazione almeno per quanto riguarda la Fase 3“. La richiesta dell’esperto alle case produttrici è la “trasparenza”. Questo perchè anzichè “condividere i dati con la comunità scientifica”, in questi giorni “hanno fatto proclami non sostanziati da evidenze“.

Nei giorni scorsi, ha sottolineato, alle sue dichiarazioni ha fatto seguito “un inferno senza precedenti: illustri colleghi in coro hanno fatto a gara per censurare le mie parole definite irresponsabili. Secondo alcuni avrei addirittura messo in pericolo la sicurezza nazionale! I custodi della ortodossia scientifica non ammettono esitazioni o tentennamenti, reclamano un atto di fede a coloro che non hanno accesso a informazioni privilegiate. ‘Il vaccino funzionerà’, tuonano indignati. Io sono il primo ad augurarmelo, mi permetto tuttavia di obiettare che il vaccino non è un oggetto sacro. Lasciamo la fede alla religione e il dubbio ed il confronto alla scienza che ne sono lo stimolo e la garanzia“. Infine, tornando sul vaccino in un’intervista a Skytg24, ha concluso: “non dubito che tutto verrà fatto con buona fede e rigore, ma il difetto sta nella procedura affrettata. Ad esempio il Remdesivir di Gilead è stato approvato, ma è un farmaco che ha importanti effetti collaterali e oggi si scopre che non va bene e ora la procedura di approvazione è in revisione. Ci sono procedure accelerate che hanno intrinsecamente dei rischi. Solo questo, che è un Paese provinciale, se uno dice una frase con cui chiede soltanto trasparenza, si scatena un putiferio. Quella che ho detto io è una cosa ovvia“. Per poi confermare: “Sulla base delle conoscenze che abbiamo oggi non me lo faccio“.