‘Non somigliano a nulla di mai visto’: il mistero degli oggetti ‘G’ al centro della galassia

Secondo le ultime ricerche si tratterebbe di nubi di gas prodotte in seguito alla fusione tra gigantesche stelle binarie.

Formazioni curiose occupano il centro della nostra galassia, intorno al buco nero Sagittario A *. Si tratta di corpi celesti, da anni oggetti di ricerca da parte degli astronomi di tutto il mondo per le loro caratteristiche diverse da qualsiasi altra cosa nella galassia. I primi ”oggetti G” scoperti presero il nome G1 e G2 e colpirono subito gli esperti per le caratteristiche di gigantesche nuvole di gas che si espandono per 100 unità astronomiche, ancora più estese quando si avvicinano al buco nero. Grazie allo studio dell’astronoma dell’UCLA Anna Ciurlo sono stati identificati altri quattro oggetti: G3, G4, G5 e G6. Questi oggetti percorrono orbite molto differenti da G1 e G2. Un momento cruciale è stata l’osservazione del 2014 quando avvenne l’avvicinamento di G2 al buco nero. A quel punto la formazione cominciò ad allungarsi fino a disperdere gran parte del suo gas. A questo punto gli esperti avevano pensato che G2 non fosse altro che una nube di idrogeno, che stava per essere risucchiata da Sgr A *. Ma il fatto che non sia accaduto nulla ha sorpreso ancora più esperti. Una possibile spiegazione per gli esperti è la fusione di enormi stelle binarie che, durante il processo, formano una grande stella, ma soprattutto una grande nube di polvere e gas che rimane intorno alla stella per milioni di anni dopo la collisione. “Qualcosa deve aver mantenuto G2 compatto consentendogli di sopravvivere all’incontro con il buco nero“, ha dichiarato l’astronoma Ciurlo.

‘Non somigliano a nulla di mai visto’: il mistero degli oggetti ‘G’ al centro della galassia

Insomma gli indizi spingono a dedurre la presenza di una stella all’interno di G2, ma ciò non risolve la questione sugli altri cinque oggetti G. Anche in questo caso si tratterebbe del risultato di altre fusioni di stelle binarie, in un’area occupata da grandi stelle, poste a distanza ravvicinata. La forte attrazione gravitazionale di Sgr A * potrebbero essere sufficiente a destabilizzarne le orbite. “Le fusioni tra stelle potrebbero avvenire molto più comunemente di quanto riteniamo nell’Universo“, ha spiegato Ghez. ‘‘Ma c’è ancora molto da capire sul centro galattico’‘. Ne sono l’esempio le esplosioni registrate vicino a Sgr A * l’anno scorso. Potrebbe essere una reazione ”ritardata” all’avvicinamento di G2 al buco nero? Al momento non è dato saperlo. Lo studio è stata pubblicato su Nature.