Catturato ‘l’Occhio del Sahara’ dalla Stazione Spaziale Internazionale

Questa formazione geologica a forma di spirale, nota anche come ‘l’Occhio del Sahara’, ha un diametro di circa 50 chilometri e si trova in Mauritania, nella regione occidentale di quel deserto africano.

L’astronauta giapponese Koichi Wakata ha condiviso sui social media le immagini della struttura Richat scattate dalla Stazione spaziale internazionale (ISS). Questa formazione geologica a forma di spirale, nota anche come ‘l’Occhio del Sahara‘, ha un diametro di circa 50 chilometri e si trova in Mauritania, nella regione occidentale di quel deserto africano. “È chiaramente visibile dalla ISS!“, ha sottolineato Wakata nel suo messaggio. La Struttura di Richat, conosciuta anche Occhio del Sahara, è una struttura circolare nel Deserto del Sahara vicino ad Ouadane in Mauritania. Descritta da alcuni come somigliante ad una grande ammonite, presenta un diametro di circa 40 chilometri. Inizialmente venne interpretata come il cratere di un meteorite, a causa della sua forma circolare, ma oggi si pensa che sia un rialzo simmetrico, portato in superficie dall’erosione. A partire dagli anni 2000, l’interpretazione scientifica più accreditata ipotizza che si tratti di una cupola vulcanica gigantesca, risalente al periodo Cretaceo, circa 100 milioni di anni fa, che sarebbe crollata su se stessa nel corso dell’erosione, durata diversi milioni di anni.

Catturato ‘l’Occhio del Sahara’ dalla Stazione Spaziale Internazionale

Le rocce sedimentarie affioranti risalgono all’età da tardo proterozoica, verso il centro, ad ordoviciana, verso l’esterno. La presenza di quarzite determina il differente grado di erosione della struttura che forma le geometrie concentriche. All’interno della Struttura sono state scoperte varie rocce ignee, sia intrusive che effusive: rioliti, gabbri, carbonatiti e kimberliti. Visitata dagli anni ’50 da un team di esperti, venne rivelata su larga scala da una delle missioni spaziali americane Gemini. Per via della sua grandezza e per le sue caratteristiche inconfondibili rappresenta un punto di riferimento anche per gli astronauti.